venerdì 30 dicembre 2011

L'anno che verrà




Il 2011 se ne va. E non c'è proprio rimedio. Solitamente si è talmente presi dalle feste natalizie che ci si rende conto solo una volta che si è digerito il panettone, che sono gli ultimi giorni dell'anno. Impossibile non notarlo: ovunque saltano fuori calendari e agendine, le bancarelle si riempiono di orribili mutande rosse, i negozi di abbigliamento espongono vestiti neri pieni di paillettes e lustrini e ti ritrovi sul vetro della macchina dozzine di volantini di veglioni costosissimi ai quali non parteciperai mai. Personalmente ho chiuso con i veglioni da parecchi anni, l'anno scorso addirittura ce ne siamo stati a casa da soli, con la gatta nascosta sotto il divano a causa dei botti; i capodanni migliori che ricordo li ho passati con gli amici intorno ad un tavolo a fare giochi di società o giocare a carte finchè non viene mattina, insomma, se non mi trovo a Times Square, la folla non vale proprio la pena. Da bambina i miei  mi portavano sempre in qualche locale dove ti dotavano di trombette e cappellini a cono, e io attaccavo un paio di sedie e mi addormentavo mentre facevano il trenino su quella canzone che non sopporto: "Brigitte Bardot" e tutto il repertorio...il divertimento a tutti i costi, quanto odio quelle canzoni. Poi c'è quell'atmosfera da primo dell'anno che ti riempie di calma, quando la mattina presto c'è un silenzio irreale e qualche petardo isolato qua e là; io per esempio non posso cominciare l'anno nuovo senza la marcia di Radetzky al concerto di Vienna, mi piace troppo quando il pubblico batte le mani e il direttore d'orchestra li dirige. A quel punto l'anno nuovo è cominciato. 

martedì 20 dicembre 2011

Quando la moglie è in vacanza



Da qualche tempo mi sono ritrovata a vivere sporadicamente una situazione nuova: un marito fuori città per lavoro. Magari qualcuna di voi ci è abituata, a starsene sola soletta per qualche giorno mentre la propria metà è in trasferta per lavoro; non è il mio caso, insomma, in passato sarà capitato che dovesse restar fuori una notte, massimo due, invece stavolta è una roba seria, ed eccomi qua, seduta sul divano con la gatta che si abbarbica in mezzo ai piedi, a nascondere un'espressione triste. Diciamo che per un soggetto ansioso come me, la notte in solitudine non è esattamente l'ideale, perchè in testa cominciano a frullarmi tutti quei pensieri ridicoli del tipo: e se mi sento male? e se perdo le chiavi? e se si rompe l'auto? per non parlare di quella lieve sensazione di avvertire presenze in casa, scricchiolii, rumori di natura incerta, ombre con la coda dell'occhio, e non prendetemi in giro che lo so che succede anche a voi, soprattutto a te, Ale, ti ricordi che hai combinato quando hai sentito i rumori dello screen saver del pc in camera tua? 

giovedì 8 dicembre 2011

Prove tecniche di festività



Il sole sta calando su questo giorno di festa. E' il primo di una discreta serie che terminerà con la Befana. Il Natale, malgrado la mia scarsa religiosità, è da sempre la festa che preferisco, l'atmosfera ti riempie sempre il cuore di quel misto di dolcezza e commozione.  Dall'ultima volta che vi ho scritto non si è sentito nè parlato di altro che della situazione del nostro paese, l'ennesima manovra che penalizza l'italiano medio come me. Ci si interroga sullo squilibrio tra chi non ce la fa a campare e chi riceve (come ho visto in un servizio in tv) 500.000 E di pensione l'anno. Ci si chiede se sia giusto far pagare l'ICI al Vaticano. Io purtroppo sono tra quelli che dovrà pagarla, e considerando il sacrificio messo in atto per acquistare la mia casa e tutto quello che mi costa già ogni mese, beh, mi girano parecchio, ovviamente. 

giovedì 24 novembre 2011

Tracce di nostalgia


Sono nostalgica, lo ammetto. Mi piacciono i ricordi, soprattutto quelli legati all'infanzia e a quegli strampalati anni 80 che a rivederli fanno così strano, ma che in fondo ci sono rimasti nel cuore. Lo so, quando cominci ad annegare nei ricordi, vuol dire che un po' stai invecchiando, ma non è solo una questione di malinconia, ho sempre avuto la predisposizione a conservare tutto, e a portarmelo dietro. Ad esempio ho uno scatolone enorme pieno di diari segreti, cominciati a scrivere più o meno a otto anni, che giace in cantina sotto la polvere. Non oso aprirlo, credo che riderei talmente tanto di me stessa da farmela sotto. Da qualche parte credo di avere ancora un piccolo quaderno a righe dove scrivevo tutte le sigle dei cartoni animati, e quelle sì che erano sigle! Per non parlare delle fotografie, ne conservo a migliaia, orribili, e ho preteso di trovargli uno spazio dignitoso nella mia nuova casa; quando ho iniziato la convivenza, mi sono portata dietro tutta la mia vita, lui invece aveva un paio di valigie con i suoi vestiti ed effetti personali. 

giovedì 17 novembre 2011

Ricordi natalizi



Sono tornata. Lo so, la mia presenza non è assidua come qualche tempo fa, ma lo sapete come vanno le cose: il lavoro, una casa da mandare avanti, la spesa, cercare magari qualche idea per un nuovo romanzo, e intanto i giorni passano. Nel frattempo sono successe un po' di cose: si è allagato qualche altro paese con la pioggia eccessiva, è crollato il governo e ne hanno fatto un altro, è ricominciato (che Dio ci salvi) il Grande Fratello, e Bradley Cooper è stato eletto uomo più sexy del pianeta dalla rivista People. Insomma, tra una notizia e l'altra è praticamente arrivato Natale. Voi siete pronti? Ho sentito dire che alcuni negozi hanno tirato fuori già da tempo gli addobbi natalizi, tutta colpa della crisi, così dicono. A me viene sempre un po' d'ansia, l'ansia dei regali e delle scorpacciate fino ad esplodere. Abbiamo deciso di fare i regali questo week end, giusto per evitare di ritrovarci nel solito centro commerciale di cui parlavo poco tempo fa, a stressarci e fare a botte per riuscire ad afferrare qualcosa. Quando eri bambino sì, che era tutto più rilassante, dovevi solo preoccuparti di riuscire a scartare tutti i pacchi nel minor tempo possibile. Ad organizzare tutto ci pensavano i grandi. 

domenica 6 novembre 2011

Pioggia sui nostri sogni


Non amo il mese di novembre, e scommetto di non essere la sola. Non ci credo che vi piace vedere il sole tramontare prima delle cinque, la pioggia bagnare i panni che avete appena steso e che sono già invasi di cimici, e le magliette estive scomparire con il faticosissimo cambio di stagione nel ripiano più alto dell'armadio. Diciamo che normalmente novembre non si associa a nulla di allegro, e personalmente, dopo che circa un anno fa sono stata protagonista di un incidente d'auto con esito quasi miracoloso, lo trovo ancora meno simpatico. E' anche vero che esattamente un anno fa, più o meno a quest'ora, traslocavo armi e bagagli nella nuova casa comprata con immenso sacrificio, un evento che ci viene ricordato ogni mese dalla nostra amica banca e che ci accompagnerà per moooolti anni a venire. L'importante è non pensarci. Mai. 

sabato 22 ottobre 2011

In barca a vela sul raccordo



Ogni tanto mi piacerebbe che si parlasse di Roma per qualcosa di positivo, che so, ad esempio che i mezzi pubblici funzionano bene (ma quando mai) o che hanno eliminato le strisce blu dalla città (ma quando mai). Invece, ultimamente, siamo sempre agli onori della cronaca per circostanze poco piacevoli: la settimana scorsa la manifestazione che è stata rovinata da quel gruppetto di guastafeste, poi l'alluvione di giovedì. Nel frattempo c'è stato anche il Derby, ma da romanista credo di avere il diritto di non parlarne. Preferisco parlare dell'alluvione. Premettendo che sono una dei pochi che è riuscita a raggiungere il posto di lavoro, e che a differenza di alcuni ha avuto più difficoltà al ritorno che all'andata, mi sono resa conto, guardando le foto parecchie ore dopo, che la mia è stata solamente fortuna. Sì, mi sarò anche bagnata i piedi fino alle caviglie sguazzando nelle pozzanghere come faceva l'incantevole Creamy, ma di certo non mi sono ritrovata con l'acqua al bacino come è successo a chi è transitato per largo Preneste. 

sabato 15 ottobre 2011

Due cuori e un centro commerciale



Maschietti, diteci la verità: quante volte avete imprecato in silenzio mentre la vostra fidanzata-moglie-compagna vi diceva, piena d'entusiasmo: "Amore, mi accompagni al centro commerciale?". Lo so che avete alzato gli occhi al cielo, avete abbozzato un sorriso falso e avete acconsentito fingendovi anche voi entusiasti all'idea, per poi ritrovarvi a borbottare tra i denti per il traffico, il parcheggio che non si trova, la folla che non vi fa muovere come vorreste, e quell'insopportabile, odiosa abitudine delle vostre signore di pascolare tra i reparti dei negozi di abbigliamento alla ricerca del vestito perfetto. 

domenica 9 ottobre 2011

Emozioni in note



C'è sempre bisogno di qualcuno che sappia emozionarci, e i Negramaro ci riescono, non c'è alcun dubbio. Ieri sera anch'io ero al Palalottomatica, per l'ultima serata della loro tappa romana, e malgrado il palazzetto abbia i suoi problemini acustici da qualche anno, stavolta non me ne sono neanche accorta, forse perchè ero talmente vicina da poterli quasi toccare. Avevo dimenticato quanto fosse diversa la prospettiva da laggiù, ti sembra quasi di vedere con i loro occhi il calore della folla che ti abbraccia. Mi ero ripromessa di non assistere mai più a un concerto da sotto il palco; non c'ho più il fisico, come si suol dire, e invece mi sono ritrovata con le braccia al cielo e la gola in fiamme a tornare ragazzina. Giuliano è una fonte inesauribile di energia, saltella tra un virtuosismo vocale e l'altro, suona la chitarra con un cilindro in testa, ci delizia in commoventi assoli al pianoforte, ci regala parole che scaldano il cuore e poi ammettiamolo, di voci così in Italia ne abbiamo davvero poche. Due ore e mezza in cui riesci a sentire sottopelle le vibrazioni positive che ti manda, si capisce che ama quello che fa, che ci mette tutta la passione che riesce a tirar fuori. Peccato non avessi con me la macchina fotografica, qualche anno fa te la sequestravano all'ingresso oltre a toglierti i tappi delle bottiglie, adesso mi sembra di capire che non sia più così, forse perchè abbiamo cellulari che fanno foto migliori delle macchine fotografiche, e macchine fotografiche che fanno filmati migliori delle videocamere, e pensare che anni fa, per portare dentro una macchinetta, l'avevo dovuta imballare con la carta stagnola per mimetizzarla con i panini, e c'ero pure riuscita! peccato che sotto il palco, l'omino della sicurezza aveva allungato il braccio e me l'aveva strappata dalle mani. Comunque in fondo non ha importanza, le emozioni restano dentro, e questi ragazzi pugliesi me ne hanno regalata una buona dose!

domenica 25 settembre 2011

L'amore al tempo dei social network



Qualche giorno fa, mentre ero in treno, mi sono ritrovata mio malgrado ad ascoltare una conversazione tra due ragazze, poco più che adolescenti. Non era mia intenzione, giuro, ma il tono di voce era decisamente elevato, così, ignorare la conversazione era impossibile almeno quanto provare a dormire un po'. L'argomento principale era ovviamente il sesso maschile: a una delle due piace un tipo, e sta cercando di capire le sue intenzioni. Niente di strano. Solo dopo un po' mi sono resa conto che tutto quello che riuscivano a raccontarsi sui ragazzi, era quello che accadeva su Facebook. Il tipo l'aveva aggiunta come amica, poi rimossa, poi bloccata, poi di nuovo aggiunta, il suo stato diceva "Single", poi "impegnato", poi aveva messo delle foto di una ragazza dal ruolo ambiguo, l'aveva cercata in chat, non l'aveva cercata in chat. Si conoscevano veramente? impossibile capirlo, a meno che conoscersi oggi non significhi aver studiato il profilo dell'altro sul social network. 

giovedì 22 settembre 2011

Visioni al femminile





E' stata incoronata una nuova Miss Italia e pare che non se ne sia accorto nessuno. Ho letto sui giornali che è stato un flop colossale e che era di una noia mortale. Certo, rispolverare Frizzi non credo che abbia aiutato; personalmente ci sono capitata per sbaglio cinque minuti la prima serata ma ho dovuto cambiare subito canale perchè a mio marito non piace (strano, eh?). Devo ammettere che fino a qualche anno fa mi piaceva, e pure parecchio. Ho cominciato a seguirlo più o meno ai tempi della Colombari e mi sono sempre divertita ad indovinare la vincitrice, poi adoravo il momento dell'incoronazione, dove volavano tutte quelle lacrime e quegli abbracci. Erano tempi diversi, dove alla miss non era richiesto altro che ammiccare e camminare, poi è stato concesso l'uso della parola, e da quello che ho visto recentemente, in alcuni casi sarebbe stato meglio revocarlo. Si è detto che il calo degli ascolti potrebbe essere dovuto al fatto che ormai in tv si vedono donne molto meno vestite e che incuriosisce di più il gossip sui festini del nostro premier. Forse questo paese è semplicemente stanco di vedere sempre le stesse cose, o forse aleggia quella sensazione che non basti più un concorso di bellezza per aprirti le porte del mondo dello spettacolo, bisogna puntare più in alto, diciamo così.

sabato 17 settembre 2011

Riflessioni di un sabato qualunque



L'estate stavolta ci lascia sul serio. E' inevitabile. Il caldo insopportabile che si è trascinato in questi giorni ha avuto, per quanto mi riguarda, solo l'effetto di innervosirmi; sarà che ormai si entra nell'ottica della ritrovata routine, sarà che ci si rassegna all'arrivo dell'autunno, sta di fatto che sudare in questo modo in settembre non serve proprio a niente, solo a prolungare l'attesa. Fatta eccezione, ovviamente, per i pochi fortunati che hanno scelto questo periodo per le loro ferie. Credo che in fondo, quello che mi irrita maggiormente dell'arrivo della stagione fredda, è il fatto di non poter fare proprio niente per impedire che arrivi, dobbiamo subirla e basta, tutto qui. Cominci a vedere gli stormi di uccelli che se la svignano e ti verrebbe di supplicarli di restare, per darci ancora quella piccola illusione, vedi sparire il sole dietro gli alberi sempre prima, e vorresti trattenerlo. Non mi piacciono le cose che finiscono, non amo i cambiamenti, figuriamoci quelli di stagione.

martedì 13 settembre 2011

Ama il prossimo tuo...



Negli ultimi giorni un paio di banali situazioni di vita quotidiana mi hanno portata a riflettere sulla scarsa predisposizione a concedere fiducia agli altri che ormai sembra dominare nella nostra società. Sabato mattina dovevo svolgere una semplice commissione burocratica, dovevo ritirare il tagliando da residente per parcheggiare nel mio comune sulle strisce blu, aspettavo di poterlo ritirare da tre mesi perchè l'ufficio degli ausiliari del traffico era rimasto chiuso per lavori, avevo letto che apriva alle 9 dal sito web e mi ero organizzata una rigida tabella di marcia tra commissioni e faccende domestiche. Quando arrivo trovo un'impiegata che mi informa che l'ufficio apre al pubblico alle 10, le dico che ho già pagato il parcheggio, che ci vuole un secondo e che sul sito c'è scritto un altro orario, lei mi risponde di farmi un giretto per il paese e ritornare, quando l'ho vista sbuffare alla mia ennesima protesta me ne sono andata velocemente senza capire quello che mi stava rispondendo. Tabella di marcia stravolta ( cosa che detesto ), parcheggio pagato due volte e quando torno, già pronta a comportarmi acidamente, la signora mi dice con un candido sorriso che mi aveva invitata ad entrare prima che io mi dileguassi alterata. La faccenda è finita con una risata da parte di tutte e due, decisamente la reazione migliore.


sabato 10 settembre 2011

dieci anni fa...



Oggi no ho potuto fare a meno di dedicare un post a questo giorno, una triste data impressa nella memoria di tutti noi. Sembra incredibile, ma sono passati dieci anni, così tanti che fa paura anche solo a pensarci, eppure scommetto che nessuno di noi ha dimenticato quello che ha visto in tv, e lo vede davanti ai propri occhi come fosse ieri. E' come se quella data divida in due il tempo rispetto a come eravamo abituati a concepirlo: il mondo prima dell' 11 settembre, il mondo dopo. In questi anni sono emersi filmati inediti, libri, registrazioni tratte dalle segreterie telefoniche, teorie di complotto più o meno credibili, e il mondo è andato avanti, peggiorando, probabilmente. Anch'io, come tutti, ho la mia teoria in merito a ciò che è accaduto, è ovvio, ma preferisco tralasciare l'argomento in questo contesto.

martedì 30 agosto 2011

Arrivederci estate!



No, non ditemelo, non voglio sentirlo: l'estate sta finendo!!!!!!!!!!! lo cantavano i Righeira qualcosa come cento anni fa, ma quella sensazione di leggero disgusto è ancora attualissima. Lo so, è stata una strana estate, prima il freddo e la pioggia, poi ondate di caldo devastanti, l'ultima ce la siamo appena lasciati alle spalle con un enorme senso di sollievo. Ma la sensazione generale, e non so se siete d'accordo, è che sia durata veramente troppo poco, forse è per questo che quando se ne va ci resta dentro un'enorme tristezza. Che ci posso fare? a me l'autunno proprio non piace, gli alberi che si spogliano, le foglie secche e ingiallite che scricchiolano sotto i piedi, il sole che ci abbandona alle 16.30, tutto che se ne va in letargo, vuoi mettere con la primavera? quando il mondo si riempie di mille colori e profumi e sai che stai per tirare fuori i vestiti leggeri? dai, non posso credere che davvero ci sia chi non  vede l'ora di rimettersi un maglione, seppellirsi sotto tonnellate di coperte e passare le domeniche a guardare "quelli che il calcio" invece di andare al mare.

sabato 20 agosto 2011

Tutte le donne dei miei romanzi



Visto che l'ultima volta ho parlato dei personaggi maschili dei miei romanzi, mi sembrava giusto fare altrettanto con le mie protagoniste femminili. In ognuna di loro c'è un po' di me, magari piccole sfumature, dettagli che potrebbe individuare solo chi mi conosce veramente bene, ma sta di fatto che sono profondamente affezionata in modo diversi, ad ognuna di loro. Forse l'eroina alla quale sono maggiormente legata, e non perchè si tratta della prima in assoluto, è Elisabeth Daniels. Chi ha letto "Cuore di donna", sa che parlo di un personaggio di una dolcezza e di una sensibilità incredibili, che nel corso della storia vediamo crescere ed affrontare le immense difficoltà che la vita le pone davanti, Elisabeth le affronta sempre a testa alta, senza mai perdere di vista i suoi valori, senza smarrirsi mai. Sembra incredibile a dirsi, ma nonostante la costante ricerca di un volto ideale per i miei protagonisti non sono ancora riuscita a trovarne uno adatto a Liz. Anche qui sono graditi suggerimenti e indicazioni, così, tanto per giocare.

sabato 13 agosto 2011

Tutti gli uomini dei miei romanzi



oggi, come avevo promesso, ho deciso di dedicare qualche riga ai personaggi maschili dei miei romanzi. Ne ho creati molti, nell'arco degli anni, e devo ammettere che ci sono affezionata al punto da crederli reali, a volte. Il primo che è ufficialmente uscito dalla mia penna è Andrew Williams. Andrew, o come lo chiamano tutti Andy, è in "Cuore di donna", l'amico d'infanzia della protagonista Elisabeth. Leale, timido e serio, sa essere tenero quanto affascinante, un uomo capace di fare qualunque cosa per vedere felice la sua compagna, un personaggio assolutamente positivo, senza lati oscuri. Ovviamente non posso evitare di immaginare sempre quale volto potrebbero avere i miei eroi in un'eventuale e tanto desiderata trasposizione cinematografica. Per me Andrew è sempre stato Noah While, il discreto dottor Carter di E.R., e non sono mai riuscita a trovargli un altro volto.

venerdì 12 agosto 2011

Viva la semplicità



Gli uomini sono più semplici, inutile negarlo. Non che sia necessariamente un difetto, anzi, personalmente mi trovo spesso ad invidiarli per questa caratteristica; se gli uomini vogliono essere amici lo diventano e basta, niente pettegolezzi, niente gelosie, niente malintesi. Non è necessario per loro dilungarsi in confidenze intime sulla vita sentimentale, sul partner, sui problemi e le preoccupazioni di tutti i giorni per sentire di aver instaurato un legame, tutto è, come dire, meno complicato. Non so se sia a causa dell'eterna fanciullezza che si portano dietro, ma ammettiamolo: quante volte li abbiamo visti litigare fra di loro? se ne vanno tranquilli e beati a giocare a calcetto, poi si gustano pizza e birra discutendo di macchine, della Roma, e di diavolerie elettroniche come l'I-Phone o la Playstation. Una volta ho ascoltato una telefonata di un'ora esatta tra mio marito ed un suo amico, hanno parlato tutto il tempo di aeromodelli, giuro.

giovedì 4 agosto 2011

Una ragione per cambiare - Capitolo 1



Sto di nuovo facendo lo stesso incubo. Lo capisco che sto sognando ma non riesco comunque a svegliarmi. E’ sempre la solita patetica scena: io e quel bastardo di Albert seduti sul divano a guardare “American Idol”, il suono del campanello e noi che ci guardiamo con aria interrogativa, poi io mi alzo e vado ad aprire, lo so già chi troverò dall’altra parte, mi chiedo solo fino a che punto sarà colorita l’immagine che mi si presenterà; stavolta Miranda Dulton mi guarda senza dire una parola, sta sogghignando leggermente, i suoi capelli fulvi e mossi sembrano allungarsi verso di me come tanti tentacoli che potrebbero stritolarmi, ha una pancia enorme che cresce a vista d’occhio, secondo dopo secondo, e che sembra sul punto di esplodere, e lei sempre con quel sorriso malvagio stampato su quella faccia da stronza. Sto cercando di gridare ma il suono si strozza in gola, poi qualcosa mi scuote e mi ritrovo nella mia camera, o meglio nella mia vecchia camera, mentre mio padre cerca di riportarmi nel mondo reale, che non è tanto migliore di quello che ho lasciato.

Una ragione per cambiare - trama



Kelly Stuart è una tranquilla ragazza di New York, vive con suo padre, ha una sorella che non vede spesso e un'amica del cuore alla quale è molto legata. Kelly adora scrivere romanzi ma è timida e insicura, inoltre si trova in una difficile fase della sua vita nella quale sta cercando di superare il trauma di una difficile rottura e della perdita di sua madre. Un nuovo lavoro presso una celebre casa editrice potrebbe essere l'occasione che aspettava, un ambiente affascinante dove Kelly incontrerà gli accattivanti fratelli Wilkinson che, in modi diversi, sconvolgeranno tutto il mondo che era abituata a conoscere.

martedì 2 agosto 2011

Habemus romanzo



Ebbene sì. Ho appena terminato la mia ultima fatica letteraria. Lo so, ci ho messo poco, ma con me funziona sempre così, magari sto mesi interi con questa idea che gira nella testa, gira, gira, poi si blocca, poi riparte all'improvviso, e quando sono pronta, è come se scrivessi sotto dettatura, devo solo riversare su carta quello che ho nella mente. Ovviamente il relax delle ferie è stato un grande amico, in questo caso, e quando scrivi l'ultima parola, l'ultima riga, ti travolge un senso di soddisfazione che avevo quasi dimenticato. E' un po' come quando ti fai due belle orette di intesa attività fisica in palestra, dopo sei distrutto, ma immensamente soddisfatto. Io ora sono svuotata di ogni energia, ormai chi mi sta vicino si è abituato, non penso e non parlo di altro mentre il lavoro è in corso d'opera, e adesso che è finito già mi manca. Certo, devo mettermi lì a rileggere ogni parola, a cercare i numerosi refusi che salteranno fuori dalla fretta di scrivere, poi chiederò un parere a chi mi legge abitualmente e sarò in ansia per il verdetto. Scrivere un romanzo e condividerlo, è un po' come mettere a nudo la propria mente, e concedetemelo, fa piuttosto paura.
A breve posterò la trama e il primo capitolo, intanto vi premetto che il titolo scelto ( stranamente con facilità) è "Una ragione per cambiare", e che non vedo l'ora di sapere che ne pensate. Se non vi piacerà non me la prendo, sono comunque felice di essere riuscita a portare a termine quello che avevo in mente, e di aver rimosso il tanto temuto "blocco dello scrittore". Approfitto per ringraziare tutti quelli che lasciano commenti, che mi leggono, che mi hanno letto e che mi hanno dato sempre un parere sincero, siete voi che date un senso a tutto questo!

venerdì 15 luglio 2011

Tu chiamale se vuoi...relazioni



Qualche giorno fa ho visto un film, una di quelle commedie sentimentali americane, giusto per distrarsi un po'. Invece mi sono ritrovata a riflettere, e parecchio. Il film era “5 appuntamenti per farla innamorare”. La protagonista, una romantica fioraia, era un'eterna innamorata dell'amore e della magia del corteggiamento, al punto di inventare uno stile di vita molto personale: uscire con qualcuno solamente cinque volte, cinque perfetti appuntamenti, e poi via... verso nuove avventure. Questo, a suo dire,  impedisce a noi donne di soffrire, e agli uomini di scoprire i lati negativi del nostro carattere. Quando il protagonista maschile le fa notare che prima o poi è necessario fermarsi, lei gli chiede “conosci coppie felici?” e lui “a momenti, con alti e bassi” e lei gli risponde “io sono felice ogni giorno”.

mercoledì 13 luglio 2011

Distratti e contenti



La borsa crolla, l'ho sentito un po' qua un po' là. Perfino io che non ci capisco assolutamente niente di queste cose, mi rendo conto che mi devo preoccupare, allora comincio a fare zapping alla ricerca della notizia, per capire cosa mi può succedere, e invece cosa trovo? telegiornali pieni di servizi sull'afa e il caldo di questi giorni. Di quali telegiornali stia parlando, beh, non è difficile intuirlo. Il servizio è più o meno sempre lo stesso (anzi, credo che sia lo stesso tutti gli anni): si vedono carovane di turisti con i cappelli di paglia e i piedi immersi in qualche fontana cittadina, belle ragazze scosciate che mangiano il gelato, e qualcuno che dorme sulle panchine dei parchi.

mercoledì 6 luglio 2011

L'arte di volersi bene



Nietzsche ha detto : Gli uomini si dividono in schiavi e liberi perché chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo.
No, non volevo iniziare questo post come in una puntata di "Criminal Minds", ma volevo lanciare un piccolo spunto per riflettere, perchè sono assolutamente convinta che se ognuno di noi facesse un rapido calcolo di quanto tempo dedica a se stesso e ai propri interessi, beh, credo che pochi potrebbero non definirsi schiavi. Non si tratta solo della irrinunciabile necessità di lavorare, ma anche di tutti quei piccoli oneri che ci portano ad allontanarci da tutto ciò che ci fa bene, e che ci fanno dimenticare che ogni tanto è indispensabile fregarsene e dedicarci solo a noi stessi.

sabato 2 luglio 2011

Noi e il comandante



Sono poche le persone che riescono a riportarmi a quindici anni in pochi secondi: Vasco è sicuramente una di queste. Ebbene sì, ieri sera c'ero anch'io, tra migliaia di persone che affollavano lo Stadio Olimpico. Eravamo davvero in tanti, là dentro, e ogni volta non posso fare a meno di chiedermi cosa può provare un artista nel salire sul palco e vedere che ottantamila persone sono lì per te, da trent'anni.Dev'essere un'emozione indescrivibile.Lo scenario, nonostante passino gli anni, è più o meno lo stesso: braccia alzate al cielo, striscioni, accendini, e i cellulari per fare le riprese. Il bello dei concerti di Vasco è che puoi guardare chi siede alla tua destra e trovare un cinquantenne, mentre invece alla tua sinistra  c'è un adolescente che canta "Albachiara" con lo stesso entusiasmo.

domenica 26 giugno 2011

Castelli e dintorni


Ci sono momenti nei quali mi ripago del viaggio faticoso che faccio tutti i giorni. Ieri sera, per esempio.
Quando qualcuno che non è di queste parti viene a trovarci per la prima volta, ci prodighiamo per trovare qualcosa da fare che esalti al meglio le bellezze di questi posti. Così ieri sera abbiamo portato una coppia di amici a mangiare in un ristorantino proprio sul lago. Il sole rovente di quella giornata torrida tramontava tuffandosi nell'acqua del lago, in lontananza, Anguillara cominciava ad illuminarsi di mille piccole luci, somigliando come sempre ad un minuscolo presepio. I nostri amici ammiravano quella meraviglia tra una portata di pesce e l'altra, mentre noi ci guardavamo soddisfatti e fieri, come se tutta quella bellezza fosse una nostra creatura di cui essere orgogliosi.

domenica 19 giugno 2011

Tutti al mare!!



Visto che a giugno inoltrato non si riesce ancora a considerare l’estate come una cosa attuale, complice un clima impazzito e instabile che soprattutto aspetta la domenica per farci girare le scatole, lasciate che del mare ne possa almeno parlare, non potendo farne altro.
Non tutti hanno la fortuna (come noi romani e dintorni) di potersi godere una giornata di mare senza trascorrere la maggior parte del tempo incolonnati in autostrada, e non tutti, ne sono consapevole, lo amano come me, e questo perché, da una cosa piacevole, può trasformarsi in un’incredibile fonte di stress.

lunedì 13 giugno 2011

Altro che casalinghe disperate



Oggi  vorrei  dedicare due parole al mestiere più antico del mondo, ma che avete capito? Parlavo delle casalinghe. Le donne di una volta,  soprattutto le nostre nonne, erano dedite quasi ed esclusivamente a questa attività. Ricordo come fosse ieri mia nonna impastare la farina per gli gnocchi della domenica, una donna infaticabile, che faceva la lavandaia e quando è stata inventata la lavatrice non riusciva a credere che una macchina avrebbe lavato al posto suo, poi l’ha provata e si è ricreduta. La nostra generazione è, diciamo così, leggermente diversa. Non sapremo impastare alla perfezione per creare lasagne e cannelloni, saremo pure agevolate da elettrodomestici di tutti tipi (io ho scoperto la lavastoviglie da poco ed è diventata la mia migliore amica), ma oltre a dedicarci a tutto quello che può servire per mandare avanti una casa, lavoriamo fuori, e in molti casi, lo stesso numero di ore dei nostri maschietti.

mercoledì 8 giugno 2011

Cronaca di un giorno speciale


Come avrei potuto non dedicare un post al matrimonio della mia migliore amica? Lunghi mesi di preparativi, consigli, prove di abito e sostegno morale che culminano in quell’unico, intenso giorno. Quando si tratta di partecipare ad un matrimonio, lo stato d’animo della maggior parte degli invitati, soprattutto di quelli meno coinvolti, è piuttosto contrastante. Croce e delizia, per così dire.  L’ansia maggiore deriva dalla paura di non saper rispettare la varie regole di bon ton e di etichetta, tipo “matrimonio di sera abito lungo” o altre cose simili che si trovano su internet o che si tramandano come il gioco del telefono. Così va a finire che si comincia diverso tempo prima con la spasmodica ricerca dell’abito adatto, poi si passa alle scarpe (le mie colleghe mi hanno fatto impazzire per cercarle!) e la relativa borsa che deve essere rigorosamente dello stesso colore.

domenica 5 giugno 2011

Una notte da leonesse



Chi è convinto che organizzare un addio al nubilato sia meno estenuante dell’organizzazione delle nozze, lo vada a raccontare a Eleonora, la damigella della nostra cara amica che domani finalmente convolerà. Personalmente non partecipavo ad un evento così folle da una decina d’anni, l’ultimo mio addio al nubilato era stata una cena al ristorante messicano, e a mezzanotte ero a letto. Quando mi sono sposata ho deciso di non farlo e dopo ieri sera sono pentita per metà, l’altra metà è quella che al posto di Alessandra si sarebbe seppellita dalla vergogna. La macchina organizzativa messa in moto per l’occasione è stata così imponente da richiedere mesi di lavorazione, telefonate, sotterfugi e ricerche disperate.

giovedì 2 giugno 2011

Il viaggio della speranza



Oggi  ho deciso di dedicare due righe a colui che mi accompagna da anni per buona parte della mia giornata: il treno. Superata ormai la fase di perenne incazzatura ho raggiunto quella di rassegnazione, una sorta di Nirvana che ti permette di scoppiare a ridere invece di inveire contro il primo omino in divisa verde e blu che incontri sul tuo cammino. Non è un percorso facile, ci vogliono anni di esperienza per raggiungere quel livello, solo che nessuno mi ha mai dato una medaglia al valore o qualcosa del genere, e credetemi, la merito tutta.

domenica 29 maggio 2011

Una storia vera



Ogni tanto abbiamo bisogno di ricordarci che le favole, come quelle citate nel mio ultimo post, esistono veramente. I miei nonni materni hanno appena festeggiato 58 anni di matrimonio. Sì, lo so cosa state pensando, la stessa identica cosa che ho pensato io: ma come diavolo hanno fatto a sopportarsi 58 anni? ho girato la domanda a mio nonno in diverse occasioni, e lui mi risponde sempre così: " A Manuè, tocca abbozzà!", che per chi non è pratico di romanesco significa più o meno "devi lasciar correre e concedere l'ultima parola". La loro è una storia d'amore nata nel 1947, l'Italia del dopoguerra, l'Italia che aveva fame, tanta fame.

venerdì 27 maggio 2011

Come cane e gatto


Da sempre, da che mondo è mondo, l'essere umano combatte guerre di ogni genere, per una fede, per un ideale, perchè non impara mai dai propri errori. Queste guerre, per quanto possano essere lunghe, finiscono sempre in qualche modo,finchè non si ricomincia con un'altra, in un luogo diverso, in un tempo diverso. C'è solo una guerra che non conosce tregua: quella tra uomo e donna. Non si sa bene per quale ironico scherzo del destino, l'uomo e la donna siano destinati a non poter fare a meno l'uno dell'altra, ma, contestualmente, a non riuscire mai a capirsi fino in fondo; Si dice che i cani e i gatti comunichino con dei segnali inversi, forse è esattamente quello che succede in questa situazione. Per quanto si cerchi di non generalizzare e di non cadere in luoghi comuni, l'universo maschile e quello femminile sono quanto di più complesso possa esistere.

martedì 24 maggio 2011

Il giorno più bello



Non si sa bene il perchè, ma ogni volta che si sposa un amico ti ritrovi a riflettere, a fare bilanci, a inondarti di ricordi. Fra meno di due settimane una delle mie amiche più care andrà all'altare, e va bene che tanto già conviveva, che stanno insieme da tanti anni, che comunque ce l'aspettavamo ... è ugualmente una valanga di emozioni. Si comincia a parlare di tutte le cazzate fatte insieme e non si smette più, perchè ti rendi conto che è davvero finita l'epoca delle chiacchierate interminabili in macchina dopo la discoteca, a lamentarci dei ragazzi, a fantasticare, a cantare le canzoni della radio. Si cambia in meglio, si perde qualcosa, ma va bene così, ti ritrovi nel vortice di quella spirale che è la vita che va avanti e ti lasci trascinare, realizzando solo a poco a poco che tutto quello che hai immaginato da bambino prende forma e diventa realtà.

domenica 22 maggio 2011

C'era una volta il lago..


Prima giornata di sole. Lago. Finalmente, dopo temporali più o meno imprevisti e sbalzi di temperatura, sono riuscita a stendermi al sole qualche ora, perchè ogni anno, se quando arriva giugno non sono già arrostita, vado in crisi d'astinenza da raggi ultravioletti.  La famosa prova costume era difficile da superare, ero fuori concorso, come certi film a Cannes, meno male che l'abbronzatura aiuta a coprire qualche difettuccio fisico.

sabato 21 maggio 2011

Colonne sonore



Amo la musica. Sono convinta che con la melodia giusta nelle orecchie, qualsiasi cosa si stia facendo o guardando, può apparire improvvisamente migliore. Quale debba essere poi questa melodia sta ad ognuno di noi deciderlo, siamo noi che scegliamo la colonna sonora della nostra vita.
Io, per esempio, adoro spaziare da "Nessun dorma" ai Muse, passando per Vasco, i Negramaro ed Ennio Morricone, a seconda dell'umore. Ci sono poche cose di cui possiamo ancora vantarci in questo paese, e una di queste è sicuramente Morricone; lo conosco sin da bambina grazie a mio padre che mi faceva vedere i film di Sergio Leone; "Il buono, il brutto e il cattivo" era il mio preferito, sapevo tutte le battute a memoria, ma era la musica la vera protagonista. Mi sono sempre chiesta se quei film avrebbero avuto lo stesso fascino, senza quelle meravigliose melodie. Secondo me no. Provate ad immaginare la sequenza finale di "Nuovo Cinema Paradiso" (per chi non l'avesse visto, recuperatelo assolutamente!) nella quale il protagonista osserva il lungo montaggio dei baci cinematografici più celebri, senza la musica che l'accompagna; impossibile. A mio avviso, tra l'altro, una delle sequenze cinematografiche più intense mai viste sulle schermo. E così anch'io, sin da piccola, ho immaginato che le varie fasi della mia vita fossero accompagnate da una colonna sonora, perfino passando l'aspirapolvere! La musica ci fa ridere, ci fa piangere, ci fa sfogare, riflettere e ballare. Le frasi che preferiamo diventano nostre, le citiamo, ne facciamo un esempio di vita, le dedichiamo a chi amiamo ... vivere senza sarebbe impossibile. Forse non a caso, tra le mie passioni, c'è anche il montaggio di filmini amatoriali: trovare la canzone giusta da abbinare ad un'immagine è una vera sfida! E così gli amici e i parenti hanno pure cominciato ad affidarmi i ricordi delle loro vacanze, del loro giorno più bello, dei loro bambini ... decisamente una bella responsabilità! E voi, qual'è la vostra colonna sonora?

giovedì 19 maggio 2011

mici e amici



Da piccola volevo un cane. Alzi la mano chi non voleva la stessa cosa. Solo che noi abitavamo in un appartamento e non se ne parlava proprio. Quando invece siamo emigrati in quel di Anguillara, complice un piccolo giardino perfetto per un cucciolo di piccola taglia, sono tornata all'attacco, e ho vinto. Abbiamo scelto una bastardina di razza indefinita, rossiccia, un po' tontolona (poverina, il fratellino le aveva dato un morso in testa appena nata) e l'abbiamo chiamata Bimba. Era il lontano 1998 e da allora la piccola se n'è stata in quel giardino, in una cuccia di legno costruita da mio padre, e c'è rimasta con la pioggia, il vento, la neve e il sole cocente. Indistruttibile. Mai un raffreddore o qualcosa di simile. Mangia come un camionista e abbaia come un rottweiler. Quando ho lasciato casa dei miei ho deciso di lasciarla lì nel suo ambiente (tanto andavo a stare in 45mq di appartamento),ovviamente con molto rammarico.

martedì 17 maggio 2011

Roma amor mio


Oggi, approfittando dell'orario lavorativo ridotto, ho deciso di avventurarmi in quel di Via del Corso, complice qualche amica con esigenze di shopping più o meno plausibili. Devo ammettere che da quando ho scelto di essere una provinciale (chiamiamola scelta), non ho avuto più molte occasioni di apprezzare il lato più dolce di questa città. Invece c'è da dire che ne avevo bisogno, ci voleva qualcosa che mi ricordasse che Roma non è soltanto stare in coda sulla tangenziale, i mezzi pubblici che fanno schifo, e la sporcizia ovunque.

lunedì 16 maggio 2011

Io e gli anni 80



Ieri, casualmente, giocherellando su Youtube, mi sono imbattuta in una serie di filmati sugli spot degli anni 80, e sono stata invasa da una nostalgia indescrivibile. Quelli che non c'erano non possono capirlo, ma per tutti noi che eravamo testimoni di quella mitica epoca, il ricordo è sempre vivo. Si, lo so che l'abbigliamento non era esattamente il massimo, soprattutto le spalline sotto le camicie e gli scaldamuscoli fucsia (che stanno pure tornando di moda, incredibile!), ci cotonavamo i capelli con tonnellate di lacca che hanno devastato il buco dell'ozono (è proprio colpa nostra, ragazze!)e si indossavano calze di tutti i colori.

sabato 14 maggio 2011

Io e la città



New York City. La grande mela. The city that doesn't sleep. Non è un segreto per nessuno, soprattutto per chi ha letto i miei romanzi, che sono follemente innamorata di questa città. Quando qualcuno dei miei amici torna da lì con un carico di fotografie, si stupisce che sia io per prima a dire dove si trovava esattamente in ogni singola foto, come se ci fossi stata ogni anno della mia vita. Invece New York io l'ho vista una volta sola, nel lontaniiiiissimo 1985.

venerdì 13 maggio 2011

Il viaggio dei sogni



La foto del mio desktop ritrae due sdraio bianche adagiate su una candida spiaggia tropicale, ad un passo da un mare talmente limpido da sembrare uno di quei sfondi di google. Invece quella foto l’ho fatta proprio io, e a volte la osservo con una nostalgia devastante, capacitandomi di esserci stata veramente, in quel paradiso terrestre. Quando arrivi all’aeroporto di Malè, devi andarti a cercare il mezzo per raggiungere il tuo atollo; io, ovviamente spaventata dall’idrovolante, ho optato per la barca veloce, convinta che fosse più sicura, almeno finché, durante il tragitto di ritorno, non ci siamo imbattuti in uno di quei simpatici temporali tropicali e ti rendi conto che la barca è guidata da un ragazzino di quindici anni che si diverte a tagliare le onde a velocità pazzesca. Allora sì, che ho creduto di morire, altro che volo intercontinentale di 10 ore.  

giovedì 12 maggio 2011

Via da questo inverno



Il sole comincia a farsi vedere con una certa frequenza, il suo calore si fa più intenso e ci spinge a tirare fuori dall'armadio le magliette a maniche corte e le scarpe aperte, con cautela, ovviamente ... perchè l'inverno è stato lungo, piovoso e soprattutto freddo. In quel di bracciano si è vista anche la neve, per il secondo anno di seguito, solo che stavolta qualcuno si è dimenticato di spalare la Braccianese e la Cassia Bis e i poveracci che come me dovevano tornare da Roma sono rimasti tutti allegramente incolonnati, al buio, circondati da un paesaggio surreale e quasi irriconoscibile. Bella, la neve .. altrochè, solo che rende meglio in settimana bianca, dove c'è la baita col camino acceso, il bombardino con la panna, i doposci di pelo e i maestri di sci con le gote bordeaux che cantano in dialetto. In questi casi, invece, scopri solamente quanto può essere colorito il tuo linguaggio.

mercoledì 11 maggio 2011

Non è vero ma ci credo!



In questa giornata così particolare per i romani non posso fare a meno di dedicare due parole alla psicosi da terremoto. Non si sa bene come comincino certe cose, c'era una volta uno scienziato più o meno credibile, che aveva elaborato teorie poco comprensibili a noi comuni mortali, e previsto un paio di terremoti quando buona parte di chi mi legge doveva ancora nascere.

domenica 8 maggio 2011

ispirazioni di ieri e di oggi



Le domande più frequenti che generalmente vengono poste ad uno scrittore sono: da chi o cosa si trae l'ispirazione e quanto c'è di te nei tuoi protagonisti. Personalmente devo dire che ovviamente è sempre importante leggere molto, in passato ero una grande appassionata dei legal thriller di Grisham, dei romanzi storici o futuristici di Ken Follett, delle avventure acquatiche di Clive Cussler e degli horror inquietanti di Stephen King. Quando ero ancora più piccola adoravo i vecchi classici, Piccole Donne, Cime Tempestose, il giardino segreto, ma soprattutto il diario di Anna Frank.

sabato 7 maggio 2011

Ritorno alla verità - Capitolo 2



Le grandi foglie gialle cominciano a ricoprire i marciapiedi della città, i venditori di hot-dog la avvolgono con un intenso profumo di wurstel abbrustoliti mentre la gente sembra come al solito correre all’impazzata alla ricerca di un taxi, tenendo in una mano un bicchiere di starbucks e nell’altra buste e pacchetti di ogni genere.

giovedì 5 maggio 2011

Sogni di raso- Capitolo 2

Sono sola al centro del palco, in piedi, con un’aria sicuramente impacciata e cerco di scrutare i volti di quelli che decideranno il mio destino. Porto una mano davanti agli occhi, per mettere a fuoco ed isolare quella fastidiosa luce del riflettore puntato su di me, sono già abbastanza agitata senza che ci si metta anche quel fascio di luce a farmi sudare. Non riesco a distinguere nulla, ci sono almeno cinque persone sedute a quella lunga scrivania di legno, e sono sicuramente degli eccellenti professionisti e degli spietati critici, mi chiedo se dentro di loro si sentano veramente onnipotenti come appaiono in questo momento.

martedì 3 maggio 2011

Cuore di donna- Capitolo 2




Non dovette attendere molto per intravedere la figura di Andrew che avanzava tra i campi velocemente, quasi correndo e ad Elisabeth sfuggì un sorriso trovandolo irresistibilmente buffo.
In un attimo fu sotto la sua finestra e cominciò a gridare a gran voce:
- Lizzy! Lizzy!!! -
- sto scendendo! – rispose lei sporgendosi tra le tende che si agitavano al vento.

venerdì 29 aprile 2011

Ritorno alla verità - Capitolo 1



Dovrei essermi abituata ormai a questo genere di situazioni, ma devo ammettere che avverto ancora un fremito quando l’uomo dietro la telecamera inizia il conto alla rovescia, il pubblico si eccita, applaudendo ed incitando, e poi si accende quella luce rossa mentre avverti il calore dei riflettori sulla pelle.

mercoledì 27 aprile 2011

Sogni di raso - Capitolo 1


Il numero che mi hanno appuntato addosso è il 215.
Sono circondata da volti sconosciuti che come me sono impegnati da ore a scaldare i propri muscoli nell’interminabile attesa di sentir pronunciare finalmente il numero assegnato. Ognuno è chiuso in se stesso e non ha voglia di parlare, su ogni viso che incrocio c’è la stessa espressione, un misto di concentrazione e terrore; mi chiedo se anche gli altri stiano sperando di essere chiamati prima che la tentazione di fuggire a gambe levate prenda il sopravvento. Per quanto mi riguarda sono circa un paio d’ore che l’idea mi sfiora la mente.
Di tanto in tanto qualcuno che ha appena terminato la sua esibizione mi passa accanto correndo e piangendo, ho visto già cinque o sei persone scappare in bagno a vomitare subito prima di sentire il proprio numero uscire dalla bocca della tizia con il microfono e quell’insopportabile cartellina che si porta sempre dietro, la odio immensamente.
Per lei, e per tutti gli esaminatori allineati su quel bancone di fronte al palco, io sono solamente un numero, una che come altri milioni di ballerini che incontrano ogni giorno ha un sogno, e probabilmente non abbastanza talento per riuscire a realizzarlo. Sono quasi certa che ci ritengano piuttosto patetici, e ne ho la conferma ogni volta che vedo quella dannata assistente alzare gli occhi al cielo quando qualcuno raccoglie velocemente il proprio borsone e scappa via tremando.
Mentre ascolto le note di Chopin arrivare dal palcoscenico dove si stanno svolgendo le audizioni, cerco di rilassarmi lasciandomi cullare da quella musica dolce e tento di ammorbidire per l’ennesima volta le punte di gesso delle mie scarpette di raso rosa. Ho riflettuto a lungo su cosa indossare per questa esibizione, alla fine ho scelto uno dei miei body neri, ci ho aggiunto un tutù corto ed un paio di scaldamuscoli bianchi, che intendo togliere non appena arriverà il mio fatidico turno. Ciuffi di capelli ribelli continuano a scappare via dal perfetto chignon che mia madre mi ha accuratamente acconciato questa mattina, non faccio che tirare fuori forcine dalla mia borsetta per appuntarne quante più possibile sui capelli, prima o poi mi forerò il cervello, credo.
Nella mia mente continuano a scorrere, come un video che si manda indietro mille volte, i passi della coreografia che ho studiato, sono quasi certa che quando salirò lassù e il riflettore mi punterà la sua luce accecante addosso, non ricorderò più nulla di quanto preparato.
Rebecca, la mia insegnante di danza, mi ha tranquillizzato per giorni ripetendomi che la sensazione del vuoto di memoria è assolutamente normale, e che una volta partita la musica i passi nasceranno da soli, basta dimenticare davanti a chi si sta ballando, e lasciarsi andare. Ma come diavolo faccio a dimenticare per chi sto ballando? Mi sto preparando per questa audizione praticamente da tutta la vita, ho presentato con cura tutta la documentazione necessaria, compresa la lettera di raccomandazione della mia insegnante che viene richiesta dalla scuola. Non ho idea di cosa Rebecca abbia scritto su quella lettera, è rimasta in aula insieme a me per ore e ore al di fuori delle lezioni, per prepararmi a questo momento, mi ha corretto milioni di volte ogni centimetro del mio corpo, dalla posizione della mia testa, alle braccia, ai piedi. So che spera molto nel mio successo, ma non può dirmelo apertamente, non vuole alimentare troppo i miei sogni, sa che questa prova è immensamente difficile: questa è la Juilliard, e tutto il mondo vuole entrarci.
La boccetta di Evian che mi sono portata dietro è ancora intatta, non riesco a mandare giù nulla, e non mangio da ieri sera, con grande disappunto di mia madre, che teme possa diventare come quelle ballerine anoressiche con le guance scavate ed un seno inconsistente. Fortunatamente l’appetito non mi è mai mancato, e con l’aiuto di un buon metabolismo, sono riuscita ad arrivare a vent’anni mantenendo intatta la struttura fisica che ho iniziato a costruire ad otto anni, quando la danza è entrata nella mia vita e non ne è più uscita.
Ci sono passioni che non si riesce a spiegare da dove arrivino e come nascano, a me è successo di cominciare a ballare perché mia madre si era accorta che non facevo altro che guardare i balletti in televisione, cercando di copiarli. Conosceva la scuola di Rebecca perché sua figlia era in classe con me, così, appena arrivata all’età giusta, mi ha iscritto.
Oggi avrebbe terribilmente voluto accompagnarmi qui, ma non gliel’ho permesso, non l’ho permesso a nessuno, né alla mia insegnante, né alla mia amica del cuore Susan, né tantomeno al mio ragazzo David, che si sarebbe mostrato emotivamente più instabile di me, rivelandosi uno scarso sostegno.
Devo ammettere che in questo momento, mentre sento vacillare tutto il coraggio che ho mostrato davanti a loro fino a poche ore fa, non mi dispiacerebbe affatto avere una mano da stringere o magari un piccolo abbraccio, ma la realtà è che sono sola, come lo sono tutti quelli che mi circondano in questo momento, e che su quel palco non ci sarà nessuno a sostenermi e dirmi che sono una brava ballerina.
Quando sento chiamare il 214 ho un improvviso attacco di nausea, prendo un lungo respiro, chiudo gli occhi
- Il bagno è là dietro, se ti serve … - mi dice un tizio notando il numero sul mio body, è un altro ballerino classico, lo vedo dalla calzamaglia nera e le mezze punte logore, ha il numero 200
- Eravamo in fila stamattina, ti ricordi? – mi dice sorridendo, lo guardo distrattamente, non riesco a pensare
- Sì … sì mi ricordo, scusami, in questo momento io … -
- Lo so, capisco … io sono stato già scartato, stavo per andarmene, ma ho bisogno di riprendere fiato un momento … - mi dice serenamente, mi chiedo come faccia a non avere una crisi isterica
- Mi … mi dispiace! – dico mestamente mentre osservo la sua postura, il suo modo di gesticolare … un altro ballerino gay, come tanti altri che sono abituata a conoscere nel mio ambiente, non che siano tutti gay, una volta ho addirittura avuto una piccola storia con uno di loro, ma avevamo più o meno quindici anni e ci siamo limitati a scambiarci teneri baci senza lingua per un paio di settimane
- Io sono Frank … - mi dice allungando la sua mano destra, ricambio stringendo debolmente la mia mano tremante
- Abigail … Abby! – rispondo con un filo di voce
- Io bocca al lupo, Abby! – mi dice ammiccando, poi il concorrente numero 214 mi sfila accanto, asciugandosi il collo con un asciugamano; trattengo il respiro, l’odiosa assistente compare scrutando la sua cartellina, poi lo pronuncia, è il mio numero, è il mio turno, è la mia occasione. Sfilo velocemente gli scaldamuscoli, prendo un lungo respiro, poi mi avvio verso il palcoscenico, lasciandomi inghiottire da quella luce abbagliante.


domenica 24 aprile 2011

Cuore di donna - Capitolo 1

 

Elisabeth aprì pigramente gli occhi che il sole era già alto. Come tutte le mattine a destarla era stata l’aroma invitante della pancetta che sfrigolava insieme alle uova nella cucina al piano sottostante. Sua madre l’aveva certamente già chiamata ma per lei non c’era sveglia migliore di quel delizioso profumo; si tirò giù dal letto con un sospiro, era l’ultimo giorno in cui poteva alzarsi così tardi, l’indomani sarebbe tornata sui banchi di scuola , e benché studiare le piacesse, le dispiaceva rinunciare ai divertimenti estivi. Si soffermò davanti allo specchio intero dell’armadio e fece scivolare via la vestaglia bianca che le aveva cucito sua madre osservandosi attentamente…no, il seno non era aumentato e la sua linea snella, forse troppo, non mostrava ancora nulla di una futura donna. Molte delle sue compagne di scuola avevano già avuto il primo ciclo mestruale, e lei cominciava ad essere stanca di aspettare, ma sua madre le ripeteva che non tutte a dodici anni avevano lo stesso sviluppo e che doveva avere solo un po’ di pazienza. Rimase così a guardarsi ancora un minuto, poi prese la spazzola sbuffando e cominciò a pettinare i lunghi capelli scuri, che lei giudicava troppo ricci ed impossibili da addomesticare, soprattutto la mattina appena alzata, poi li raccolse in una coda e rimirandosi prese comunque atto della sua bellezza, le labbra erano sottili ma ben delineate, il naso piccolo e all’insù e gli occhi scuri e grandi dalle lunghe ciglia. Mentre cercava di scoprire il suo profilo migliore, la porta della sua stanza si spalancò facendola sobbalzare
- Jenny! Accidenti! Ti ho detto e ridetto di bussare prima di entrare!! -
la sua sorellina di cinque anni rimase immobile sua soglia della stanza osservando incuriosita Elisabeth che cercava di coprirsi raccogliendo la vestaglia,
- che fai tutta nuda? – chiese ingenuamente, Elisabeth si adirò e cominciò a gridare:
- non sono affari tuoi! Esci subito e chiudi la porta! – Jenny obbedì senza ribattere ed Elisabeth la udì scendere le scale accanto alla porta.
A quel punto afferrò al volo il bikini rosso che aveva ricevuto in dono da suo padre proprio quell’estate ed anche se non riusciva assolutamente a riempirlo, la faceva sentire grande e bella; lo coprì con un paio di jeans rattoppati ed una t-shirt dai mille colori e corse di sotto indossando un paio di sandali che aveva consumato indossandoli tutta l’estate.
Quando scese in cucina trovò Jenny già intenta a mangiare con gusto le prelibatezze di sua madre e quest’ultima come al solito intenta ad ultimare il suo lavoro ai fornelli avvolta nel suo grembiule verde, con i capelli raccolti in una crocchia severa, agile e in forma come di consueto:
- buongiorno! – disse senza voltarsi; Elisabeth non era mai riuscita a capire come faceva sua madre ad accorgersi del suo arrivo, anche quando lei arrivava senza scarpe di soppiatto
- buongiorno! – rispose sedendosi a tavola, sua madre le portò subito la sua razione di energia:
- dovresti trattare un po’ meglio tua sorella, Liz! Dico davvero! – le disse con tono severo
- ma è entrata senza bussare e mi stavo vestendo! – rispose sorseggiando succo d'arancia
- era tutta nuda! – disse Jenny portandosi una mano alla bocca e sogghignando
- Jenny…ricordati di bussare la prossima volta, ok? – la piccola annuì, guardando sua madre con gli stessi occhi scuri che aveva sua sorella; Megan Daniels cercò di nascondere l'emozione che l'aveva colta all'improvviso: l'espressione di Jenny era identica a quella di Liz alla sua età, e non potè evitare di ripercorrere con la mente gli anni trascorsi. Rivide chiaramente lei e suo marito sulla soglia della loro piccola casa di campagna di cui erano così orgogliosi, Ted l'aveva presa in braccio sull'uscio e l'aveva posata a terra scrutando con attenzione la dimora appena acquistata; consisteva in un salottino con angolo cottura da cui partiva la scala che conduceva alle tre camere del piano superiore...non era esattamente un castello ma la giovane coppia si sentiva al settimo cielo; Megan ricordò di aver accarezzato dolcemente il suo ventre che cominciava ad apparire leggermente più tondo pensando a come avrebbe cresciuto il loro bambino in quel luogo. Fino a quel momento niente era stato facile, le loro famiglie non volevano che si sposassero perchè Ted aveva trovato solamente lavori occasionali dopo il diploma, ma il loro amore li aveva intestarditi fino a farli decidere di lasciarsi tutto alle spalle e trasferirsi da Kansas City a quella piccola comunità fuori città, grazie anche al fatto che Ted aveva appena trovato un buon posto come operaio su una piattaforma petroliferia della zona. Megan non sapeva ancora di essere incinta quando si sposarono in fretta in una chiesetta diroccata, ma nel momento in cui lo scoprì, capì che le cose sarebbero finalmente cambiate. La casa era stata arredata lentamente nei primi anni di vita di Elisabeth, Ted aveva sempre lavorato moltissimo e Megan si era dedicata alla sua piccola creatura e a trasformare la modesta dimora nel loro nido; ora, guardando le sue bambine mangiare con gusto nell'accogliente cucina, capì di esserci riuscita
- papà viene a pranzo, mamma? – Megan sussultò come destata da un sogno, si sedette tra le figlie, non nascondendo un po’ di stanchezza:
- no Liz… in questi giorni ha da lavorare molto alla raffineria, lo vedrai questa sera a cena! – Elisabeth mise subito il broncio:
- secondo me il signor Turner lo fa lavorare troppo! –
- ma ha bisogno di lavorare, Lizzy, così tutti noi possiamo mangiare e vivere degnamente, tu sei grande ormai, dovresti capirlo questo! – rispose sua madre assaggiando un po’ di pane tostato:
- che programmi hai per oggi, tesoro? fammi indovinare: un bagno in un lago? – chiese a Liz strizzandole l'occhio
- Infatti! Andrew dovrebbe essere qui a momenti, ho già messo il costume! – rispose Elisabeth con entusiasmo
- ok, ma non tornare troppo tardi, domani comincia scuola, lo sai! –
- mamma! Mamma! Perché non posso andare anch’io a fare il bagno al laghetto? – s’intromise Jenny piagnucolando, sua madre le accarezzò i capelli amorevolmente:
- sei ancora troppo piccola, Jenny! ne abbiamo parlato tante volte, non mi fido a mandarti laggiù, potrebbe essere pericoloso! quando sarai più grande Liz ti porterà con sè! –
- ma io mi annoio! Non ho nessuno con cui giocare! – rispose battendo in pugni sul tavolo, Jenny non andava ancora a scuola e nel vicinato non c'erano bambini della sua età
- dai…oggi tireremo fuori tutte le bambole, le vestiremo e le pettineremo, che ne dici? – sul viso della bimba spuntò l’ombra di un sorriso, in un attimo aveva già messo da parte il broncio e dimenticato il motivo che glielo aveva procurato.
Elisabeth si alzò da tavola e tornò nella sua stanza a fare il letto, le piaceva la sua camera, era piccola ma poteva chiudere la porta, sedersi di fronte alla finestra e guardare la campagna sterminata che si estendeva davanti alla sua casa. Vicinissima alla finestra c'era la scrivania dove trascorreva i lenti pomeriggi invernali sui libri, ma in quel periodo dell'anno appariva disordinata e invasa di riviste adolescenziali con fotografie di personaggi troppo lontani dal suo mondo, oltre ad una quantità imprecisata di fogli dove annotava qualsiasi cosa le passasse per la testa. L'indomani la scrivania sarebbe tornata ad essere un noiosissimo piano di legno con una decina di testi scolastici allineati in bella vista; Liz la rimirò sbuffando e riproponendosi di riordinare tutto entro l'ora di cena; sistemò il suo letto e si appoggiò al davanzale della finestra. Amava il Kansas e non aveva mai desiderato vedere nessun altro posto, le piacevano la pace e la natura che ancora regnavano in quei luoghi, conosceva a memoria tutti gli alberi e gli angoli più nascosti della sua zona, e adorava lasciarsi cullare dal suono delle girandole che venivano agitate dal vento e che avevano l’importante compito di avvisare in caso di un tornado improvviso. Fortunatamente Elisabeth non aveva mai assistito ad un evento simile ma la sua famiglia purtroppo si, e gliene avevano parlato molte volte, per prepararla ed anche per soddisfare la sua curiosità.
Persa nei suoi mille pensieri, si lasciò accarezzare dal vento, attendendo l’arrivo del suo migliore amico.