venerdì 30 agosto 2013

C'era una volta una bambina...




C'era una volta una piccola stanza che poteva contenere solamente un minuscolo letto senza testiera, incastrato sotto ad una scrivania sempre in disordine, una libreria carica di libri di testo e peluche, alle pareti vecchi poster degli Europe e di Nick Kamen; e poi c'ero io, seduta su uno sgabello troppo alto a ticchettare su una vecchia Olivetti che si inceppava sempre. Prendevo un foglio bianco, lo dividevo in due, lo facevo scorrere nel rullo e lo lasciavo riempire di parole, il rumore dei tasti echeggiava per tutta la casa, era il suono della mia fantasia. Le storie prendevano vita nella mente, le sognavo nei minimi dettagli, ne diventano la regista, e poi provavo a riversare su quella carta ciò che vedevo, ciò che sentivo. Cosa dovessi farci , poi, non ne avevo idea. Le rilegavo, disegnavo la copertina, e le chiudevo in un cassetto, per rileggerle nei pomeriggi piovosi, quando nessuno voleva giocare con me e non c'erano compiti da fare. Allora fantasticavo che quelle storie potessero leggerle migliaia, milioni di persone, che le avrei trovate sugli scaffali delle librerie più famose, che tutti ne avrebbero parlato, ma poi non lasciavo che nessuno ne avesse accesso, erano private, perchè venivano dalla mia mente.
Oggi tutto è cambiato, la mia vecchia olivetti è dimenticata in una soffitta a prendere polvere, e le dita che scorrono veloci sulla tastiera del computer non fanno più tanto rumore, qualcuno ha letto le mie storie, più di quanti avessi potuto immaginare, ma i sogni restano gli stessi, quelli di una bambina chiusa in una stanza troppo piccola, a chiedersi cosa sarebbe accaduto domani, con il naso all'insù e la mente altrove.

venerdì 16 agosto 2013

Frammenti di fine estate

 
L'acqua salata scorre tra i miei piedi su una riva affollata e soleggiata. 
Piccole conchiglie scheggiate si spingono sulla sabbia trascinate dalle onde, per poi tornare tra i flutti in un continuo andirivieni; C'è un bambino così piccolo da presupporre che sia la sua prima estate, la prima volta che l'immensità del mare incontra i suoi occhi, la prima in cui sente l'odore della crema per non scottarsi e la consistenza della sabbia tra le dita mentre costruisce un fragile castello che la marea non risparmierà.
Lascio che l'energia del sole e la forza del vento mi accarezzino in questa giornata di fine estate, cercando di non lasciar penetrare quello spiraglio di tristezza che inizia ad affacciarsi quando i giorni di beatitudine sono agli sgoccioli e sei consapevole che presto tornerai ad una routine che avevi quasi dimenticato.
Respiro a fondo facendo il pieno di serenità, ma non sono ancora sazia di quest'estate frugale e sfuggente, è ancora qui eppure mi manca già, mi mancano le cicale che si fanno sentire nelle pinete ombrose e fresche, la pelle che diventa scura confrontata con il segno del costume, le serate all'aperto, la tenda che ondeggia per il vento dietro una persiana abbassata nei caldi pomeriggi. 
Presto l'autunno si affaccerà a ricordarci che siamo invecchiati di un anno, e l'inverno sarà sempre troppo lungo malgrado il bagaglio di nuovi ricordi da portare con sè, allora chiuderò gli occhi e sognerò di trovarmi ancora qui, su una spiaggia che ho amato, a cercare di capire dove finisce il mare ... e sarò libera.

domenica 4 agosto 2013

Appunti di un viaggio fra le nuvole



 La nostra avventura fra i monti inizia con una pioggia incessante. Ci accolgono nubi basse e scure che ci nascondono le vette più alte; arranchiamo a fatica fra i tornanti nebbiosi fino a raggiungere il nostro piccolo albergo, una modesta costruzione in legno chiaro che sembra pericolosamente in bilico sulle rocce scivolose. La calorosa accoglienza ci aiuta a lavare via la tristezza per la giornata di pioggia, le gocce continuano a scendere prepotentemente dal cielo, le ascolto picchiettare con forza sui tetti delle abitazioni, sui petali dei fiori che affollano ogni singolo balcone, poi all'improvviso un raggio di sole squarcia le nubi, la pioggia cessa. Decido di soccombere all'impazienza e di affrontare il mio primo sentiero, le gambe protestano a quell'improvviso cambiamento di abitudini, ma decido di ignorarle. Capisco quasi subito che la colonna sonora della mia vacanza sarà il campanaccio sul collo delle vacche, lo scorrere dell'acqua nei ruscelli, il ronzio delle api sui fiori, la campana della chiesa davanti alla nostra camera che ogni mattina ci sveglia alle 7. Tutto il resto è rumore.
Lungo il nostro cammino incontriamo diverse fontane di legno dove poter riempire le nostre borracce, ci sentiamo avventurieri, esploratori in erba. Raggiungiamo un piccolo lago tra i monti, accanto ad una cascata, la prima di altre che visiteremo. L'acqua sgorga con forza tra le rocce, bagnandoci tutti e creando un piccolo arcobaleno lì dove si congiunge con il ruscello sottostante, fa freddo e si scivola, ma restiamo lì per un po' , ad assaporare la forza della natura. Sulla via del ritorno la pioggia ci sorprende ancora, ci chiudiamo nelle nostre mantelle mentre le nubi basse ci avvolgono e qualche tuono ci fa battere forte il cuore, niente male come primo giorno. 

L'indomani decidiamo di raggiungere le vette più alte. La funivia ci porta a 3000 metri, l'effetto sulle mie orecchie è lo stesso di un viaggio in aereo, ma la gioia per gli occhi mi ripaga del fastidio. Tra le rocce appuntite ci sono ampi tratti innevati, mi avvicino per lasciare scorrere la neve tra le mie dita, non capita spesso in agosto, mi dico. I vari laghetti che si sono formati per lo scioglimento della neve sono così limpidi che sembrano specchi nei quali i monti si riflettono vanitosi, la loro acqua è gelida, così l'uomo non può contaminarli ma solo ammirarli con rispetto.  Decido di voler esplorare altre vette, prendo altre funivie, cabinovie, mi spingo sempre più in alto, ogni metro che salgo è un pezzo di stress che getto via. Tra le rocce brulle vedo spuntare persino dei fiori, margherite gialle, soprattutto; piccoli falchi volano sulla mia testa giocando fra loro, mi siedo su una roccia a precipizio su un dirupo, intorno a me solo monti e silenzio. Inspiro profondamente, voglio portare con me quella sensazione di immenso, di infinito, di pace. Da terra raccolgo un paio di piccoli sassi, sembrano quarzi dal colore indefinito, li metto in tasca convinta che ogni volta che li terrò tra le mani potrò ricostruire nella mia mente quella sensazione, quella beatitudine.
Ma non sono solo le vette del Trentino a conquistarmi, ma anche i piccoli laghi che si nascondono nei boschi. Ce n'è uno che si raggiunge dopo una piccola camminata accanto ad un ruscello, è un'ampia area verde affollata di bambini, cani al guinzaglio e gruppi dei centri anziani. Panchine di legno spuntano ovunque, gli insetti diventano tuoi amici, le anatre e le mucche ti guardano con aria annoiata, per poi tornare a non fare niente.

Un altro lago invece brulica di papere appena nate, sono minuscole palline di pelo arruffate che si accalcano intorno alla mamma, ci sono cigni eleganti che si lasciano quasi toccare, per poi gettarsi in acqua e dimenticarsi subito di te. Ogni angolo è una nuova foto, un quadro da rubare, un ricordo da incorniciare. Lascio che le meraviglie della natura entrino nella mia anima, la lascio nutrire di tanta bellezza , faccio il pieno di serenità, poi, stanca ma sazia, torno finalmente a casa.