giovedì 28 marzo 2019

RIFLETTORI

L'ultima volta che sono salita su un vero palcoscenico avevo circa 14 anni, e quella beata incoscienza che in un momento indefinito della tua vita se ne va, senza che te ne accorga minimamente. Adesso non ballo più e l'incoscienza è diventata ansia, ma salire nuovamente sul palco, stavolta per cantare, mi ha fatto ritrovare, solo per un attimo, quella fanciullesca emozione che avevo quasi dimenticato. Il riflettore puntato addosso che come per magia fa scomparire il pubblico in sala, i tuoi cari seduti da qualche parte ad ascoltarti, gli artisti accalcati davanti agli specchi per truccarsi, quel "merda, merda, merda" gridato all'unisono che ti provoca una scarica di adrenalina, e l'attesa dietro le quinte, al buio, dove senti il cuore uscire dal petto. Mi piace, questo collezionare un'emozione in più ogni volta, da chiudere nel cassetto dei bei ricordi, e sentire che una volta in più hai sfidato te stessa, le tue paure, i tuoi limiti, e hai vinto. Se per caso incontrate quella bimba che faceva danza classica, con lo chignon e le calze color carne, che non credeva mai in se stessa, per favore, diteglielo.

SPIAGGIA DESERTA

Amo il silenzio di una spiaggia deserta in inverno. Tutto è come sospeso, in attesa. Un salvagente dimenticato da chissà chi sulla sabbia umida, un gabbiano mi sorvola indifferente, plana sulla quiete superficie del lago, afferra qualcosa e se ne va. I cigni iniziano il gioco delle coppie, spezzando il silenzio con il loro canto d'amore, mentre un sole timidissimo li illude di una nuova primavera. Un cane troppo lontano dal padrone assapora la libertà, correndo e bagnandosi. Gli stabilimenti chiusi attendono la loro nuova stagione, come i pedalò che hanno lasciato sulla spiaggia. Lo sanno anche loro che l'estate è lontana, eppure oggi, solo per un attimo, quasi mi sembra qui con me.












NON C'E' SILENZIO NELLA PIOGGIA














Non c'è silenzio nella pioggia.
Ogni goccia porta con sé un bagaglio di pensieri, 
che si scaglia a terra e si dissolve
in pozzanghere che riflettono cieli grigi.
Ho lasciato i miei sogni in letargo,
hanno bisogno di stormi di uccelli
per librarsi alti tra nuvole che gli fanno spazio,
e di boccioli che sappiano schiudersi
al primo sole che li riscaldi.
Cercano anime che sappiano comprenderli,
e primavere che non finiscano mai,
e mari che riflettano tramonti,
dove potersi finalmente specchiare,
dove ubriacarsi di amore e libertà.

UNA FANCIULLA E L'AMORE














Qualche tempo fa una fanciulla molto giovane mi ha fatto una domanda: come si fa a capire quando si è veramente innamorati? Per un attimo sono stata assalita dal panico assoluto. Cosa si può rispondere ad un'adolescente che prenderà i tuoi consigli come una lezione di vita? Cosa puoi dirle quando ti racconta che ha sofferto troppo per amore e non vuole più soffrire? Vorresti scoppiare a ridere e dirle che non ha neanche lontanamente cominciato a rendersi conto di cosa sia l'amore, ma poi ti ricordi di quando ti struggevi nella tua camera, ascoltando musica deprimente, a riempire il diario segreto con il nome di un cretino che non sapeva neanche della tua esistenza. Allora capisci che devi provare un profondo rispetto per le sue inquietudini adolescenziali, perché queste emozioni la accompagneranno fino a diventare una giovane bellissima donna. Quindi cosa posso dirti, cara ragazza, sull'amore? Che all'inizio hai un groviglio nello stomaco, che ogni cosa che senti o vedi ti riconduce a lui, che vorresti dividere tutto il tempo e tutti i tuoi pensieri con quella persona, che non vedrai un difetto, ma neanche uno piccolo piccolo, e che sarai assolutamente certa che sarà per sempre. Questo, cara ragazza, è l'innamoramento. Poi c'è l'amore. E quello dovrai capirlo da sola, perché sarà il tempo a mostrarlo, perché sarà fatto di sudore e sacrifici, di rinunce e fatica, di lotte e guerre da combattere. Ma c'è tempo, per questo. Ora sei solo all' imbocco di questa bellissima strada. Goditi il viaggio.

A LUKE














Quando muore un personaggio pubblico c'è sempre quella soggettività nel recepire la notizia, a seconda di quanto il personaggio in questione abbia fatta più o meno parte dei nostri ricordi, del nostro vissuto. Spesso se ne fa una polemica perché, su via, non era mica tuo fratello, un parente stretto, un amico fidato, insomma, non la conosciamo questa gente, perché ti turba così tanto? Eppure ci sono perdite che ti scioccano, non tanto per la perdita in sé, ma per quello che rappresentava il personaggio. Luke Perry è uno di questi casi. Solamente la nostra generazione, gli adolescenti degli anni 90, può capire come ci fa sentire questa notizia. Perché Dylan era il simbolo di una generazione intera. Perché il martedì sera non c'eri per nessuno ma avevi appuntamento con italia uno, e il giorno dopo a scuola non si parlava di altro. Perché eravamo tutte Brenda, con la frangia troppo folta, il fratello rompiscatole e i problemi tipici di quell'età, che adesso ti sembrano stupidi. Perché con la sua morte è come se ci avessero spazzato via con un colpo gli anni 90, insieme alle canzoni dei rem, i poster alle pareti, le figurine sul diario e i sogni nel cassetto. Perché noi eravamo la generazione a metà tra il tormento e la speranza, e lui incarnava perfettamente entrambe le cose. Ciao Luke, salutaci Aaron Spelling

A MIO PADRE












A MIO PADRE
Sei diventato padre che eri poco più di un ragazzo, con tutte le paure di sbagliare che la giovane età avrà portato con sé. In tutte le difficoltà che una famiglia può affrontare nel suo percorso, ho avuto sempre la possibilità di vivere l'infanzia spensierata che tutti i bambini meriterebbero. Mi hai cresciuto con il dono della libertà, dandomi fiducia e non mostrando mai l'ansia di un genitore in attesa di un adolescente che torni a casa, in un'epoca senza cellulari e senza internet. Mi hai insegnato il sacrificio, l'umiltà, l'abilità di rimboccarsi sempre le maniche, e mi hai accompagnato all'età adulta senza opprimermi ma senza perdermi di vista. Eri e sei sempre in prima fila, ai saggi di danza, all'esame di maturità e anche oggi, che ci scherzi su quando vieni a sentirmi cantare e dici che hai ricominciato a venire ai miei saggi come quando ero bambina. E anche oggi, come allora, sei sempre la prima persona a cui voglio chiedere consigli e che sa sempre cosa fare per aiutarmi. So che la mia vita spesso ti ha dato più pensiero di quanto dovresti averne, ma spero di non averti deluso mai, e di essere la persona che hai faticato per farmi diventare. Non tutti hanno un papà come te, sono fortunata, e immensamente grata. Auguri papà.