Un giorno lei si svegliò e trovò se stessa.
Si era cercata a lungo e per lungo tempo,
scavando nella solitudine di giornate silenziose.
Aveva consumato scarpe e illusioni, camminando su terreni troppo
accidentati,
dove ogni tanto aveva smarrito frammenti di cuore e fragili
sogni che nessuno conosceva.
Poi aveva ascoltato intorno a lei, con
attenzione,
cadere ogni foglia dagli alberi ingialliti con un tonfo
insopportabile,
a ricordarle che il mutamento era doloroso,
ma necessa
rio per preparare il terreno a qualcosa che non conosceva ancora,
ma che la stava aspettando.
Così sorrise, guardandosi allo specchio come fosse la prima volta;
raccolse ciò che rimaneva di un cuore lacero ma ancora pulsante, lo mise
in tasca e uscì,
perché aveva appuntamento con la nuova,
indistruttibile, inaspettata se stessa.