giovedì 17 novembre 2011

Ricordi natalizi



Sono tornata. Lo so, la mia presenza non è assidua come qualche tempo fa, ma lo sapete come vanno le cose: il lavoro, una casa da mandare avanti, la spesa, cercare magari qualche idea per un nuovo romanzo, e intanto i giorni passano. Nel frattempo sono successe un po' di cose: si è allagato qualche altro paese con la pioggia eccessiva, è crollato il governo e ne hanno fatto un altro, è ricominciato (che Dio ci salvi) il Grande Fratello, e Bradley Cooper è stato eletto uomo più sexy del pianeta dalla rivista People. Insomma, tra una notizia e l'altra è praticamente arrivato Natale. Voi siete pronti? Ho sentito dire che alcuni negozi hanno tirato fuori già da tempo gli addobbi natalizi, tutta colpa della crisi, così dicono. A me viene sempre un po' d'ansia, l'ansia dei regali e delle scorpacciate fino ad esplodere. Abbiamo deciso di fare i regali questo week end, giusto per evitare di ritrovarci nel solito centro commerciale di cui parlavo poco tempo fa, a stressarci e fare a botte per riuscire ad afferrare qualcosa. Quando eri bambino sì, che era tutto più rilassante, dovevi solo preoccuparti di riuscire a scartare tutti i pacchi nel minor tempo possibile. Ad organizzare tutto ci pensavano i grandi. 

Mio nonno aveva una casa in Abruzzo, niente di che, una rustica dimora a due piani con il camino, il tavolo con una lunga panca di legno, e un piccolo cortile da cui si ammiravano montagne a perdita d'occhio. Si trovava in un paesino sperduto vicino Carsoli, neanche troppo in alto,  infatti ci nevicava raramente; d'estate si animava di giovani che frequentavano l'unico bar con il biliardino di fronte ad una grossa piazza, d'inverno era popolato solamente da alcuni anziani che non se ne sono mai andati, ma era quello il periodo che preferivo per andarci: le vacanze di Natale. Ci riunivamo tutti in quella casetta per qualche giorno, le camere erano una per famiglia, e il camino era sempre acceso. La notte di Natale non riuscivo a stare seduta dall'emozione, ero la più grande dei nipoti, ma dovevo aspettare tassativamente la mezzanotte per scartare i miei regali. Per passare il tempo si giocava a carte, mio padre faceva sempre il mercante in fiera e la tombola si giocava con la buccia dei mandarini, io però tenevo sempre l'occhio incollato su quel vecchio orologio sopra il camino. Quando scattava l'ora fatidica, per prima cosa si metteva il bambinello nella sua culla, poi ci si poteva finalmente fiondare sui regali. Non dimenticherò mai l'anno in cui ho ricevuto una meravigliosa casetta rosa, che da chiusa sembrava una specie di valigetta, ma una volta aperta era arredata nei minimi dettagli: il pianforte si abbassava e diventava un letto matrimoniale, le dispense della cucina si aprivano a contenere vere padelle, c'era perfino il wc che girandosi diventava un cavallo a dondolo, e dei pupazzetti ai quali potevi incollare dei vestiti di plastica. La mia storica amica del cuore, Francesca, ne aveva una identica, e passavamo le ore l'una a casa dell'altra ad inventare storie. Quella piccola casa di montagna non c'è più, ma i ricordi non svaniranno mai. Quei Natali hanno lasciato il posto ad altri Natali, nuovi ricordi si aggiungeranno a questi, la mia nipotina Gaia lo vivrà per la prima volta e noi saremo lì per fabbricare i suoi ricordi, con le solite luci intermittanti sull'albero addobbato, i soliti film della Disney alla tv, e quell'atmosfera così magica che non si riuscirà mai a spiegare completamente.

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