domenica 4 agosto 2013

Appunti di un viaggio fra le nuvole



 La nostra avventura fra i monti inizia con una pioggia incessante. Ci accolgono nubi basse e scure che ci nascondono le vette più alte; arranchiamo a fatica fra i tornanti nebbiosi fino a raggiungere il nostro piccolo albergo, una modesta costruzione in legno chiaro che sembra pericolosamente in bilico sulle rocce scivolose. La calorosa accoglienza ci aiuta a lavare via la tristezza per la giornata di pioggia, le gocce continuano a scendere prepotentemente dal cielo, le ascolto picchiettare con forza sui tetti delle abitazioni, sui petali dei fiori che affollano ogni singolo balcone, poi all'improvviso un raggio di sole squarcia le nubi, la pioggia cessa. Decido di soccombere all'impazienza e di affrontare il mio primo sentiero, le gambe protestano a quell'improvviso cambiamento di abitudini, ma decido di ignorarle. Capisco quasi subito che la colonna sonora della mia vacanza sarà il campanaccio sul collo delle vacche, lo scorrere dell'acqua nei ruscelli, il ronzio delle api sui fiori, la campana della chiesa davanti alla nostra camera che ogni mattina ci sveglia alle 7. Tutto il resto è rumore.
Lungo il nostro cammino incontriamo diverse fontane di legno dove poter riempire le nostre borracce, ci sentiamo avventurieri, esploratori in erba. Raggiungiamo un piccolo lago tra i monti, accanto ad una cascata, la prima di altre che visiteremo. L'acqua sgorga con forza tra le rocce, bagnandoci tutti e creando un piccolo arcobaleno lì dove si congiunge con il ruscello sottostante, fa freddo e si scivola, ma restiamo lì per un po' , ad assaporare la forza della natura. Sulla via del ritorno la pioggia ci sorprende ancora, ci chiudiamo nelle nostre mantelle mentre le nubi basse ci avvolgono e qualche tuono ci fa battere forte il cuore, niente male come primo giorno. 

L'indomani decidiamo di raggiungere le vette più alte. La funivia ci porta a 3000 metri, l'effetto sulle mie orecchie è lo stesso di un viaggio in aereo, ma la gioia per gli occhi mi ripaga del fastidio. Tra le rocce appuntite ci sono ampi tratti innevati, mi avvicino per lasciare scorrere la neve tra le mie dita, non capita spesso in agosto, mi dico. I vari laghetti che si sono formati per lo scioglimento della neve sono così limpidi che sembrano specchi nei quali i monti si riflettono vanitosi, la loro acqua è gelida, così l'uomo non può contaminarli ma solo ammirarli con rispetto.  Decido di voler esplorare altre vette, prendo altre funivie, cabinovie, mi spingo sempre più in alto, ogni metro che salgo è un pezzo di stress che getto via. Tra le rocce brulle vedo spuntare persino dei fiori, margherite gialle, soprattutto; piccoli falchi volano sulla mia testa giocando fra loro, mi siedo su una roccia a precipizio su un dirupo, intorno a me solo monti e silenzio. Inspiro profondamente, voglio portare con me quella sensazione di immenso, di infinito, di pace. Da terra raccolgo un paio di piccoli sassi, sembrano quarzi dal colore indefinito, li metto in tasca convinta che ogni volta che li terrò tra le mani potrò ricostruire nella mia mente quella sensazione, quella beatitudine.
Ma non sono solo le vette del Trentino a conquistarmi, ma anche i piccoli laghi che si nascondono nei boschi. Ce n'è uno che si raggiunge dopo una piccola camminata accanto ad un ruscello, è un'ampia area verde affollata di bambini, cani al guinzaglio e gruppi dei centri anziani. Panchine di legno spuntano ovunque, gli insetti diventano tuoi amici, le anatre e le mucche ti guardano con aria annoiata, per poi tornare a non fare niente.

Un altro lago invece brulica di papere appena nate, sono minuscole palline di pelo arruffate che si accalcano intorno alla mamma, ci sono cigni eleganti che si lasciano quasi toccare, per poi gettarsi in acqua e dimenticarsi subito di te. Ogni angolo è una nuova foto, un quadro da rubare, un ricordo da incorniciare. Lascio che le meraviglie della natura entrino nella mia anima, la lascio nutrire di tanta bellezza , faccio il pieno di serenità, poi, stanca ma sazia, torno finalmente a casa.

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