domenica 19 giugno 2011

Tutti al mare!!



Visto che a giugno inoltrato non si riesce ancora a considerare l’estate come una cosa attuale, complice un clima impazzito e instabile che soprattutto aspetta la domenica per farci girare le scatole, lasciate che del mare ne possa almeno parlare, non potendo farne altro.
Non tutti hanno la fortuna (come noi romani e dintorni) di potersi godere una giornata di mare senza trascorrere la maggior parte del tempo incolonnati in autostrada, e non tutti, ne sono consapevole, lo amano come me, e questo perché, da una cosa piacevole, può trasformarsi in un’incredibile fonte di stress.
Non è solo una questione di traffico o di parcheggio … una giornata di mare richiede una preparazione psicologica ed una tolleranza verso il prossimo che non tutti sono pronti a sostenere, perché lo sappiamo bene, quando nel nostro paese si parla di rispetto per il tuo vicino e di educazione, non ne usciamo proprio vincenti. Se poi il tuo partner è una persona assolutamente insofferente, tutto si complica ulteriormente. Personalmente ho delle semplici regole che devo seguire per far sì che una giornata al mare trascorra il più serenamente possibile; regola numero uno: alzarsi presto. Lo so, alcune mie amiche mi guardano con aria schifata quando lo racconto, nessuno ha voglia di fare levatacce pure la domenica, eppure non c’è cosa più affascinante che ritrovarsi in spiaggia quando non c’è ancora quasi nessuno, al massimo incroci un tizio che fa jogging, un pescatore semi addormentato, e una mamma con un neonato che andrà via prima di te. Ed è qui che entra in gioco la regola numero due: l’equipaggiamento.  Mai andare al mare senza il kit di sopravvivenza, pena infinite discussioni. Quindi non può mancare l’ombrellone, uno zaino termico con dentro una bottiglia d’acqua e il pranzo, che consiste solitamente in un’insalata di riso o pasta fredda; parole crociate, libro e soprattutto musica … queste ultime cose sono per me, perché appena arriviamo e ci togliamo i vestiti, lui si scava la sua buchetta, si piazza sotto l’ombrellone e cade svenuto per almeno due o tre ore. Così io mi metto nella posizione della lucertola e resto lì, lasciando l’impronta sull’asciugamano come la Sindone, finché la pelle comincia a tirare e capisci che è arrivato il momento di fare una pausa.  A svegliarlo, solitamente, è sempre la famiglia media che si piazza accanto a te e che consiste in un paio di ragazzini urlanti con la pizza bianca tra le mani, un padre con il “corriere dello sport” e l’aria annoiata, e una madre che grida ai bambini di non allontanarsi da un capo all’altro della spiaggia. Se sei particolarmente sfortunato, cominceranno a pioverti addosso chili di sabbia, e non ti resterà altro che abbozzare un sorriso e fingere che vada tutto bene. Il senso civico degli italiani, quello sì che ci fa riflettere. Se una regola semplice e banale valida in tutto il mondo come quella di tenere la destra sulle scale mobili, è capace di sollevare una polemica solamente da noi, perché chi non ha voglia di sbrigarsi è disturbato dall’idea di spostarsi leggermente per far passare chi ha fretta, non dobbiamo meravigliarci se, col passare delle ore, la spiaggia si popola di personaggi poco civili. C’è il tamarro tatuato con i racchettoni che fa cadere la palla esattamente nel tuo piatto di pasta, c’è il gruppo di ragazzi avallati dai papà che fa lo slalom con il pallone in mezzo agli asciugamani, e c’è l’ultimo arrivato che proprio non ne vuol sapere di stare dietro, e piazza il suo ombrellone praticamente dentro l’acqua. Litigare di domenica? Neanche a parlarne, allora a quel punto, si fa la cosa più sensata: si raccoglie baracca e burattini e si levano le tende!

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