venerdì 15 luglio 2011

Tu chiamale se vuoi...relazioni



Qualche giorno fa ho visto un film, una di quelle commedie sentimentali americane, giusto per distrarsi un po'. Invece mi sono ritrovata a riflettere, e parecchio. Il film era “5 appuntamenti per farla innamorare”. La protagonista, una romantica fioraia, era un'eterna innamorata dell'amore e della magia del corteggiamento, al punto di inventare uno stile di vita molto personale: uscire con qualcuno solamente cinque volte, cinque perfetti appuntamenti, e poi via... verso nuove avventure. Questo, a suo dire,  impedisce a noi donne di soffrire, e agli uomini di scoprire i lati negativi del nostro carattere. Quando il protagonista maschile le fa notare che prima o poi è necessario fermarsi, lei gli chiede “conosci coppie felici?” e lui “a momenti, con alti e bassi” e lei gli risponde “io sono felice ogni giorno”.

Questo passaggio mi ha piuttosto colpito, e coincide con un recente interesse ed una notevole curiosità che sto manifestando nei confronti dei trentenni single di oggi. Complici un paio di amiche che mi raccontano le loro avventure-disavventure, mi sono resa conto che il mondo dei single attuale è molto diverso da quello che ero abituata a vivere personalmente. Il trentenne single medio è generalmente qualcuno che è tornato sulla piazza dopo anni di fidanzamento, è arrabbiato, deluso, tradito e sfiduciato. C'è quello che è stato lasciato dopo anni di convivenza, quello che si è sentito dire all'improvviso “non ti amo più” e quello che, vedendo i suoi amici passare tutto questo, si guarda bene dal vivere la stessa cosa. L'aspetto più inquietante di quello che succede quando un soggetto arrabbiato incontra un altro soggetto arrabbiato, è l'incapacità di dare un nome al loro rapporto. Se ti capita di chiedere alla tua amica che esce con un tizio da un mesetto, come sta il suo ragazzo, potresti scatenare la sua ira funesta e probabilmente ti risponderà “Non è il mio ragazzo, ci frequentiamo!”, ma che diavolo di differenza fa? Si esce, si va al cinema, a cena, si fa sesso, perché questa enorme, immensa difficoltà nel pronunciare una semplice frase: stiamo insieme? Alla base temo ci sia la paura, se non il terrore, di soffrire ancora, di credere e riporre la fiducia in un altro essere umano fragile e pieno di difetti come noi, allora, quando si ha il sentore che qualcosa di importante stia per accadere, spesso ci si dà alla fuga. Quale sia, poi, il confine per considerare un semplice “uscire con qualcuno” in una “relazione”, non è ben chiaro. C'è chi dice cinque appuntamenti, proprio come nel film, chi anche meno, sta di fatto che le regole del gioco sono complesse, e se non sai giocare rischi incomprensioni, malintesi, e ulteriori sofferenze. Arrivare poi finalmente a dire “stiamo insieme”è una notevole prova di coraggio, e sostanzialmente credo che voglia semplicemente dire che rispetto a prima non frequenti anche altre persone. Allora cosa bisogna fare per lanciarsi nella ricerca disperata di un nuovo amore senza spezzarsi ripetutamente il cuoricino? Probabilmente quello che già dicevo più volte alla mia amica (si, lo sai che sto parlando di te, tesoro): la vita è troppo breve per avere paura e la cosa più giusta, forse sarebbe quella di viversela nel modo migliore, con serenità, in fondo si sa, del doman non v'è certezza!

2 commenti:

  1. D'accordissimo! :)
    E inoltre non è certo precludendosi una storia per paura di soffrire, che si vive bene!

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  2. Bravissima, ultimamente stai toccando argomenti che varrebbe la pena approfondire, comunque è quello che succede oggi come oggi nel mondo.

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