domenica 24 aprile 2011

Cuore di donna - Capitolo 1

 

Elisabeth aprì pigramente gli occhi che il sole era già alto. Come tutte le mattine a destarla era stata l’aroma invitante della pancetta che sfrigolava insieme alle uova nella cucina al piano sottostante. Sua madre l’aveva certamente già chiamata ma per lei non c’era sveglia migliore di quel delizioso profumo; si tirò giù dal letto con un sospiro, era l’ultimo giorno in cui poteva alzarsi così tardi, l’indomani sarebbe tornata sui banchi di scuola , e benché studiare le piacesse, le dispiaceva rinunciare ai divertimenti estivi. Si soffermò davanti allo specchio intero dell’armadio e fece scivolare via la vestaglia bianca che le aveva cucito sua madre osservandosi attentamente…no, il seno non era aumentato e la sua linea snella, forse troppo, non mostrava ancora nulla di una futura donna. Molte delle sue compagne di scuola avevano già avuto il primo ciclo mestruale, e lei cominciava ad essere stanca di aspettare, ma sua madre le ripeteva che non tutte a dodici anni avevano lo stesso sviluppo e che doveva avere solo un po’ di pazienza. Rimase così a guardarsi ancora un minuto, poi prese la spazzola sbuffando e cominciò a pettinare i lunghi capelli scuri, che lei giudicava troppo ricci ed impossibili da addomesticare, soprattutto la mattina appena alzata, poi li raccolse in una coda e rimirandosi prese comunque atto della sua bellezza, le labbra erano sottili ma ben delineate, il naso piccolo e all’insù e gli occhi scuri e grandi dalle lunghe ciglia. Mentre cercava di scoprire il suo profilo migliore, la porta della sua stanza si spalancò facendola sobbalzare
- Jenny! Accidenti! Ti ho detto e ridetto di bussare prima di entrare!! -
la sua sorellina di cinque anni rimase immobile sua soglia della stanza osservando incuriosita Elisabeth che cercava di coprirsi raccogliendo la vestaglia,
- che fai tutta nuda? – chiese ingenuamente, Elisabeth si adirò e cominciò a gridare:
- non sono affari tuoi! Esci subito e chiudi la porta! – Jenny obbedì senza ribattere ed Elisabeth la udì scendere le scale accanto alla porta.
A quel punto afferrò al volo il bikini rosso che aveva ricevuto in dono da suo padre proprio quell’estate ed anche se non riusciva assolutamente a riempirlo, la faceva sentire grande e bella; lo coprì con un paio di jeans rattoppati ed una t-shirt dai mille colori e corse di sotto indossando un paio di sandali che aveva consumato indossandoli tutta l’estate.
Quando scese in cucina trovò Jenny già intenta a mangiare con gusto le prelibatezze di sua madre e quest’ultima come al solito intenta ad ultimare il suo lavoro ai fornelli avvolta nel suo grembiule verde, con i capelli raccolti in una crocchia severa, agile e in forma come di consueto:
- buongiorno! – disse senza voltarsi; Elisabeth non era mai riuscita a capire come faceva sua madre ad accorgersi del suo arrivo, anche quando lei arrivava senza scarpe di soppiatto
- buongiorno! – rispose sedendosi a tavola, sua madre le portò subito la sua razione di energia:
- dovresti trattare un po’ meglio tua sorella, Liz! Dico davvero! – le disse con tono severo
- ma è entrata senza bussare e mi stavo vestendo! – rispose sorseggiando succo d'arancia
- era tutta nuda! – disse Jenny portandosi una mano alla bocca e sogghignando
- Jenny…ricordati di bussare la prossima volta, ok? – la piccola annuì, guardando sua madre con gli stessi occhi scuri che aveva sua sorella; Megan Daniels cercò di nascondere l'emozione che l'aveva colta all'improvviso: l'espressione di Jenny era identica a quella di Liz alla sua età, e non potè evitare di ripercorrere con la mente gli anni trascorsi. Rivide chiaramente lei e suo marito sulla soglia della loro piccola casa di campagna di cui erano così orgogliosi, Ted l'aveva presa in braccio sull'uscio e l'aveva posata a terra scrutando con attenzione la dimora appena acquistata; consisteva in un salottino con angolo cottura da cui partiva la scala che conduceva alle tre camere del piano superiore...non era esattamente un castello ma la giovane coppia si sentiva al settimo cielo; Megan ricordò di aver accarezzato dolcemente il suo ventre che cominciava ad apparire leggermente più tondo pensando a come avrebbe cresciuto il loro bambino in quel luogo. Fino a quel momento niente era stato facile, le loro famiglie non volevano che si sposassero perchè Ted aveva trovato solamente lavori occasionali dopo il diploma, ma il loro amore li aveva intestarditi fino a farli decidere di lasciarsi tutto alle spalle e trasferirsi da Kansas City a quella piccola comunità fuori città, grazie anche al fatto che Ted aveva appena trovato un buon posto come operaio su una piattaforma petroliferia della zona. Megan non sapeva ancora di essere incinta quando si sposarono in fretta in una chiesetta diroccata, ma nel momento in cui lo scoprì, capì che le cose sarebbero finalmente cambiate. La casa era stata arredata lentamente nei primi anni di vita di Elisabeth, Ted aveva sempre lavorato moltissimo e Megan si era dedicata alla sua piccola creatura e a trasformare la modesta dimora nel loro nido; ora, guardando le sue bambine mangiare con gusto nell'accogliente cucina, capì di esserci riuscita
- papà viene a pranzo, mamma? – Megan sussultò come destata da un sogno, si sedette tra le figlie, non nascondendo un po’ di stanchezza:
- no Liz… in questi giorni ha da lavorare molto alla raffineria, lo vedrai questa sera a cena! – Elisabeth mise subito il broncio:
- secondo me il signor Turner lo fa lavorare troppo! –
- ma ha bisogno di lavorare, Lizzy, così tutti noi possiamo mangiare e vivere degnamente, tu sei grande ormai, dovresti capirlo questo! – rispose sua madre assaggiando un po’ di pane tostato:
- che programmi hai per oggi, tesoro? fammi indovinare: un bagno in un lago? – chiese a Liz strizzandole l'occhio
- Infatti! Andrew dovrebbe essere qui a momenti, ho già messo il costume! – rispose Elisabeth con entusiasmo
- ok, ma non tornare troppo tardi, domani comincia scuola, lo sai! –
- mamma! Mamma! Perché non posso andare anch’io a fare il bagno al laghetto? – s’intromise Jenny piagnucolando, sua madre le accarezzò i capelli amorevolmente:
- sei ancora troppo piccola, Jenny! ne abbiamo parlato tante volte, non mi fido a mandarti laggiù, potrebbe essere pericoloso! quando sarai più grande Liz ti porterà con sè! –
- ma io mi annoio! Non ho nessuno con cui giocare! – rispose battendo in pugni sul tavolo, Jenny non andava ancora a scuola e nel vicinato non c'erano bambini della sua età
- dai…oggi tireremo fuori tutte le bambole, le vestiremo e le pettineremo, che ne dici? – sul viso della bimba spuntò l’ombra di un sorriso, in un attimo aveva già messo da parte il broncio e dimenticato il motivo che glielo aveva procurato.
Elisabeth si alzò da tavola e tornò nella sua stanza a fare il letto, le piaceva la sua camera, era piccola ma poteva chiudere la porta, sedersi di fronte alla finestra e guardare la campagna sterminata che si estendeva davanti alla sua casa. Vicinissima alla finestra c'era la scrivania dove trascorreva i lenti pomeriggi invernali sui libri, ma in quel periodo dell'anno appariva disordinata e invasa di riviste adolescenziali con fotografie di personaggi troppo lontani dal suo mondo, oltre ad una quantità imprecisata di fogli dove annotava qualsiasi cosa le passasse per la testa. L'indomani la scrivania sarebbe tornata ad essere un noiosissimo piano di legno con una decina di testi scolastici allineati in bella vista; Liz la rimirò sbuffando e riproponendosi di riordinare tutto entro l'ora di cena; sistemò il suo letto e si appoggiò al davanzale della finestra. Amava il Kansas e non aveva mai desiderato vedere nessun altro posto, le piacevano la pace e la natura che ancora regnavano in quei luoghi, conosceva a memoria tutti gli alberi e gli angoli più nascosti della sua zona, e adorava lasciarsi cullare dal suono delle girandole che venivano agitate dal vento e che avevano l’importante compito di avvisare in caso di un tornado improvviso. Fortunatamente Elisabeth non aveva mai assistito ad un evento simile ma la sua famiglia purtroppo si, e gliene avevano parlato molte volte, per prepararla ed anche per soddisfare la sua curiosità.
Persa nei suoi mille pensieri, si lasciò accarezzare dal vento, attendendo l’arrivo del suo migliore amico.

Nessun commento:

Posta un commento