venerdì 29 aprile 2011

Ritorno alla verità - Capitolo 1



Dovrei essermi abituata ormai a questo genere di situazioni, ma devo ammettere che avverto ancora un fremito quando l’uomo dietro la telecamera inizia il conto alla rovescia, il pubblico si eccita, applaudendo ed incitando, e poi si accende quella luce rossa mentre avverti il calore dei riflettori sulla pelle.
Sono seduta per l’ennesima volta sulla poltrona di uno show televisivo, pronta ad essere bersagliata da una raffica di domande imbarazzanti e perlopiù irritanti sulla mia professione e la mia vita privata, ormai ho imparato a non offendermi e a mostrare continuamente un’aria sicura e vincente, esattamente come sta facendo la conduttrice dello show, che irrompe con la sua voce squillante sovrastando lo scroscio degli applausi:
- Benvenuti al Patty Kennedy Show!! – dice spalancando le braccia come a voler abbracciare tutti i presenti e sfoderando un sorriso che mostra denti perfettamente dritti e sbiancati.
Si siede davanti a me attendendo che il fervore del pubblico si plachi, poi mi squadra con una falsa espressione amorevole
– Questa sera abbiamo l’onore di ospitare la famosa scrittrice di romanzi Tracy Walsh!! – esclama lasciando che il pubblico esploda di nuovo, mentre mi levo leggermente dalla poltroncina accennando un inchino, per poi sedermi di nuovo a scrutare con attenzione la donna con cui dovrò avere a che fare per i prossimi quindici minuti.
Il lato positivo di aver fatto il callo ad ogni genere di intervista, è che riesci quasi subito e piuttosto facilmente a comprendere che tipo di compromessi stai per accettare e quali intenzioni abbia la persona che hai di fronte; non è un fatto personale, semplicemente la maggior parte della gente si diverte a massacrarti, e credo proprio che Patty Kennedy non sarà da meno.
Mentre mi pento con tutta me stessa per non aver accettato di concordare con anticipo le domande, osservo quella donna muoversi con disinvoltura davanti alla telecamera e al pubblico come se fosse in casa propria in pantofole, quando in realtà sfoggia un elegante tailleur blu con dei tacchi vertiginosi e con le mani si sfiora continuamente i lunghi capelli biondi dando risalto alle unghie laccate di rosso.
Io invece i capelli li ho sempre avuti neri, anzi nerissimi, ed ho insistito con l’hair-stylist del programma per lasciarli sciolti, optando per un abbigliamento sobrio: pantaloni neri e camicetta rossa, senza però rinunciare al mio paio preferito di Manolo blanik in vernice nera. Il pantalone che ho scelto dovrebbe farmi apparire un tantino più alta e più snella della realtà, una teoria che avrò modo di verificare quando rivedrò in tv la registrazione dello show.
Mentre Patty inizia a sbirciare la sua cartellina, pronta ad esplodere con le sue domande, cerco di ripetermi per l’ennesima volta che il supplizio durerà solamente fino al prossimo break pubblicitario e che probabilmente, dopo che sarò fuori di qui, qualcuno farà un salto in libreria a comprarsi il mio ultimo romanzo
- Siamo davvero lieti di averti qui, Tracy! – dice sfoderando quel sorriso materno che già mi sta sullo stomaco
- Come stai? – mi chiede cordialmente, annuisco con convinzione
- Molto bene, grazie … -
– Il tuo ultimo libro “la figlia del pirata” è già un best-seller, come ci si sente al pensiero che i propri libri vengano letti da milioni di donne in tutto il mondo? – mi chiede ancora, sfilo gli occhiali da vista cominciando a giocherellare con le stecche, un consiglio del mio agente per sembrare più intellettuale
 – Beh, forse la cosa potrebbe stupirti, Patty, ma ho saputo di recente che i miei libri vengono letti anche da molti maschietti! –dico mentre sento il pubblico esplodere in una risata collettiva
- Forse cercano qualche spunto per intrattenere le loro signore! – aggiunge Patty interrompendomi
 – Comunque devo ammettere …  – continuo cercando di restare seria
 – … che la sensazione che si prova è davvero indescrivibile, ogni volta che digito una parola sul mio computer cerco di immaginare che impatto potrà avere sui miei lettori, se riuscirò ancora una volta a regalare loro delle vere emozioni … - Patty annuisce fingendosi seriamente interessata, so che sta per sputare fuori un’altra domanda
– Sappiamo che la tua abilità è quella di scrivere romanzi pieni di passione, raccontare storie d’amore travolgenti, ma chi è Tracy nella vita di coppia? – cerco disperatamente di evitare che il sorriso che avevo accennato fino a quel momento sparisca all’improvviso, resistendo alla tentazione di saltare dalla sedia e strangolare quella donna; chiunque abbia letto una qualsiasi cosa su di me, sa benissimo che odio rispondere a domande sulle mie relazioni private, ed una giornalista non può certo esserne all’oscuro
- Beh, Patty … non sono diversa da tutte le altre donne, sono sensibile, gelosa, bisognosa di attenzioni e molto romantica! – affermo pienamente consapevole che Patty si sta solamente scaldando
– Quindi al momento sei sentimentalmente impegnata, giusto? – inforco di nuovo gli occhiali, sospirando leggermente, in realtà sto immaginando Mike che attende con il fiato sospeso la mia risposta seduto sul divano del suo salotto
– Frequento un uomo da un po’ di tempo, ma si tratta di una persona al di fuori dell’ambiente dello spettacolo, che apprezza particolarmente la propria privacy! – ti basta ora, brutta strega? penso fissando intensamente la mia avversaria con un’espressione stile “mezzogiorno di fuoco”, ma lei è già pronta a replicare
- Ti va di raccontarci a cosa stai lavorando in questo momento? – brava, cambia argomento, anche se a questa domanda avrei quasi preferito che mi chiedesse dettagli intimi sulla mia vita sessuale
- Preferirei non anticipare nulla per il momento … - rispondo garbatamente, gongolando al pensiero che quella donna non abbia la più pallida idea del fatto che sto attraversando una terribile fase di “blocco dello scrittore”, continua a sorridermi anche se so che la mia risposta l’ha fortemente irritata
- Grazie Tracy, solo un’ultima domanda, cosa rispondi ai critici che definiscono i tuoi libri “sciocchi romanzetti rosa”? – questa l’avevo preventivata, non è la prima volta che mi pongono una domanda simile, ma ho la mia risposta preferita da sciorinare
– Credo che la gente compri i miei libri perché desidera un momento di evasione, i miei racconti si possono leggere in vacanza, dopo una giornata di lavoro molto stressante ma anche mentre si aspetta la metropolitana o la seduta dal dentista … credo che la gente desideri solo un po’ di leggerezza di tanto in tanto, non vedo cosa possa esserci di male in questo!- il pubblico mi  applaude calorosamente, so che tra quella gente c’è una buona percentuale di iscritti al mio fan club
– Grazie per essere intervenuta – dice alzandosi dalla poltroncina velocemente e stringendomi la mano con una stretta energica, mi alzo anch’io – Buona fortuna per la tua carriera, Tracy …  e noi ci vediamo dopo la pubblicità con la consueta rubrica di cucina!– dice ammiccando alla telecamera, mentre io sono quasi stupita di non vederla svanire via in una nuvola di fumo come la malvagia strega dell’est del mago di Oz.
Quando la luce rossa si spegne avrei una voglia matta di sfogarmi con qualcuno della redazione, ma mi limito ad accennare un saluto, togliermi il microfono appuntato sulla camicia e schizzare via alla velocità della luce.
In un attimo sono fuori dallo studio di Times Square a sbracciarmi per un taxi, dieci minuti dopo sono già nel mio appartamento di Park Avenue a mettere su un CD di Mariah Carey e versarmi un goccio di Jack Daniels. Sorseggio il mio drink accostandomi alla finestra per godere della vista delle mille luci di New York che solo un attico come il mio può offrire, è una specie di rito che devo seguire ogni sera, osservare la frenesia della vita da quella vetrata mi fa sentire come se avessi chiuso il mondo fuori, è una sensazione che mi rilassa enormemente.
Purtroppo la luce della segreteria che lampeggia mi impone di premere quel tasto che metterà sicuramente fine al mio senso di pace, infatti la voce  irritante del mio agente irrompe a sovrastare la musica nel mio stereo
– Tracy sono Vivian, bella intervista!! senti, la casa editrice comincia a farmi pressioni, vogliono il titolo del nuovo libro, lo stai scrivendo, vero? non mettermi in difficoltà, conosci quella gente! Dai, chiamami così ci incontriamo, ok? Buona notte!! – non posso nascondere una smorfia di disgusto pensando a Vivian Hataway, mia agente da cinque anni, una donna gelida, cinica, votata solamente al suo lavoro e completamente incapace di esternare qualsiasi tipo di emozione; credo che abbia avuto un marito, una volta, ma che l’abbia mollato quando lui ha commesso l’errore madornale di esternare il desiderio di avere dei figli.
Mi scappa da sorridere nell’immaginare l’espressione che farebbe nell’apprendere che non ho scritto ancora neanche una riga, ma lo squillo del telefono mi distoglie da quel pensiero; “ speriamo non sia lei” borbotto sollevando il mio cordless, fortunatamente è Mike
– Ciao, sei già tornata? – faccio un respiro profondo
– si, cinque minuti fa! Hai guardato il programma, Mike? È stato davvero estenuante! – dico tuffandomi sul divano, ma il silenzio troppo lungo dall’altra parte mi fa già capire che Mike non è affatto di buonumore
– Sì, Tracy, l’ho visto e non mi è piaciuto! – risponde freddamente
- Lo so, anch’io avrei voluto picchiare quella donna, ma credo di essermela cavata con le domande personali, ho cercato di non tirarti in ballo, contento? – dico sorridendo, ma Mike proprio non collabora
- Non è che questo il punto … hai descritto te stessa come la protagonista di uno dei tuoi romanzi, hai affermato delle cose di te assolutamente false! – a questo punto mi sembra evidente che stasera non faremo sesso telefonico
- Che vuoi dire, Mike? – gli chiedo cercando di comprendere dove diavolo vuole andare a parare
- Ti riconosci veramente nella persona che hai descritto, Tracy? -
- Mike cosa c’è? Ho fatto qualcosa di sbagliato? – silenzio dall’altra parte
- Ci sei ancora? – chiedo ormai spazientita
- Senti, forse non è il caso di parlarne ora, perché non ci vediamo domani al solito bar per l’aperitivo? -  
- Certo … - rispondo titubante
– … ci sarò, a mezzogiorno? -
- Ok , a domani … buonanotte Tracy! -
- ‘Notte Mike! – rispondo riappendendo in fretta e restando ad osservare perplessa il telefono nella mano.
Lo ripongo al suo posto e mi siedo di nuovo sul divano di pelle beige a rimirare il mio appartamento, non l’ho scelto molto grande , il salotto consiste in una grande libreria che è un po’ il mio orgoglio, dato che vi sono esposti tutti i miei romanzi e i piccoli premi che ho vinto, poi c’è il lungo divano che è il mio luogo preferito per raccogliere idee, un folto tappeto sul quale ho passato qualche serata piccante con Mike, un tavolo in vetro e la grande vetrata per ammirare la città; la cucina è divisa dal salotto da un muretto in mattoni, poi un piccolo corridoio conduce in camera da letto, dove si trova collocato un costosissimo letto tondo ed un ampio armadio per il mio vasto assortimento di vestiti e scarpe.
E’ una casa pensata per una persona sola, difatti non ho ancora permesso a Mike di trasferirsi da me, anche se in più di un’occasione lui mi ha fatto intendere che gli sarebbe piaciuto molto; lui non abita in centro come me ma si ostina a vivere a Brooklyn, e spesso non è facile incontrarci con il traffico e tutto il resto.
Mi viene da sorridere ripensando a quando ci siamo conosciuti, è accaduto solamente un anno fa in un’affollata libreria del centro, ero lì per promuovere il mio nuovo libro e mi preparavo ad un pomeriggio di autografi e flash accecanti, Mike invece era lì solo per scegliere alcuni libri di poesia da leggere in classe ai suoi studenti, è un insegnante di letteratura.
Ci siamo urtati davanti ad uno dei tanti scaffali e scusandosi mi ha guardato intensamente, per poi presentarsi con un’aria timida che mi ha conquistata subito. Ha giustificato la sua goffaggine sostenendo che la libreria fosse troppo affollata a causa della presentazione del libro di una scrittrice ed aggiungendo che trovava tali iniziative commerciali disgustose, poi mi ha chiesto se fossi dello stesso parere, io gli ho sorriso dicendo che ero assolutamente d’accordo, per poi allontanarmi e sedermi al banchetto degli autografi, sotto il suo sguardo annichilito.
 Mike non aveva mai sentito parlare di me né tantomeno aveva letto un mio romanzo, io invece, fino a quel momento, avevo immaginato che i professori di letteratura fossero tutti poco interessanti e noiosi, ma dinanzi a Mike Turner ho dovuto ricredermi: i suoi occhi sembrano grandi perle nere, i lineamenti sono dolci ma decisi, la barba leggermente cresciuta e i capelli un po’ in disordine, il fisico curato si nota anche attraverso i jeans e le magliette che è solito indossare.
Dopo la presentazione del libro mi ha aspettata fuori dalla libreria e mi ha convinta a bere un caffè insieme con la scusa di farsi perdonare. La nostra relazione è iniziata focosamente sul tappeto del mio salotto e nonostante le diversità sociali ha sempre resistito, almeno fino ad oggi.
Quando mi tolgo di dosso i vestiti e mi avvolgo nelle lenzuola di seta, avverto una lieve preoccupazione, ma sono talmente stanca da addormentarmi subito.

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