venerdì 15 aprile 2011

Libro 1 - Il nemico più caro - capitolo 2




Guardo l'orologio sulla mia scrivania, sono già le cinque.
Faccio ruotare la mia sedia girevole verso la finestra alle mie spalle e mi fermo un momento a guardare il sole che tramonta dietro i grattacieli, dipingendo di arancione le migliaia di vetrate che si riflettono l'una con l'altra in quel dedalo incomprensibile tipico di New York; sto pensando che forse dovrei fare una telefonata a Jason, non lo sento da diversi giorni e lui non mi chiama, so che non lo fa perché capisce il momento delicato che sto attraversando, me lo immagino in questo momento in bilico su qualche impalcatura con il casco giallo in testa, a discutere con qualche operaio maldestro. Se stasera sarò particolarmente in vena, cercherò di chiamarlo prima di crollare.
Torno a guardare la mia scrivania, il computer riflette l'immagine dello screen saver: un'incontaminata spiaggia tropicale con una palma sullo sfondo, non ho idea di cosa potrei provare nel trovarmi sdraiata al sole, non faccio una vacanza da cinque anni, e se diventerò socio dello studio ne passeranno sicuramente altri prima che possa staccare tutto e sparire per un po'. Davanti a me c'è una pila incalcolabile di cartelline e dossier, sto lavorando da tre settimane a questa faccenda, il caso Ballister, e la prossima settimana sarò in aula per la prima udienza. Ci sto dedicando praticamente ogni momento della mia vita, è un caso uguale a tanti altri che ho gestito, Timothy Ballister, noto imprenditore in tutto lo stato, accusato di corruzione e riciclaggio di denaro sporco. L'ho conosciuto quando mi è stato assegnato il caso, e sono assolutamente certa che sia colpevole come sono certa che mi chiamo Emily Fischer, ma devo comunque trovare qualsiasi cosa, un cavillo, una scappatoia, che permetta noi, la difesa, di vincere la causa. Non mi piace quell'uomo, lo ammetto, ha il classico aspetto da gangster anni 30, che possiede e manovra come un burattinaio le autorità più elevate dello stato, e sono certa che non sia troppo felice di essere difeso da una donna, ma tutto ciò non ha alcuna importanza, perché sono consapevole che da come gestirò questo caso dipenderà la decisione finale dei soci anziani nella scelta del nuovo socio.
In realtà non sono in ansia solo per il caso Ballister, c'è anche un altro problema che potrebbe impedire la mia nomina a socio dello studio, e questo problema si chiama Kevin Reynolds. Kevin è entrato a lavorare da Lodge & Bennett circa un anno dopo di me, e si è messo subito in evidenza, vincendo una causa dietro l'altra. I soci anziani sono letteralmente impazziti per lui, ha la faccia giusta, quell'espressione sfacciata ed insolente che ti convincerebbe anche che all'inferno c'è il ghiaccio; devo ammettere che non ha un aspetto niente male, i suoi capelli sono chiari, quasi biondi, e li porta sempre perfettamente ordinati e freschi di gel, il viso liscio e rasato a mettere in evidenza una mascella pronunciata ed un naso fino e lungo, gli occhi chiari e profondi, di quelli che sembrano leggerti dentro. Ha un fisico atletico, non so quando trovi il tempo di dedicarsi allo sport ma gira voce che vada in palestra, ed il risultato si nota quando indossa i suoi bei gessati grigi; ha una fama da donnaiolo, ho sentito dire dalle ragazze della segreteria che frequenta locali alla moda e che esce di lì ogni sera con una compagnia diversa, modelle per lo più. Mi chiedo come faccia a trascorrere la notte con una di loro ed arrivare alle 7 in ufficio fresco come una rosa, con un sorriso da star di Hollywood stampato su quella faccia da schiaffi, senza nemmeno una piccola traccia di occhiaie. Sembra che abbia avuto una moglie una volta, una orientale, ma che si sia separato molto tempo fa cambiando radicalmente il suo stile di vita. In realtà non me ne frega assolutamente niente della sua vita privata, ma non riesco a sopportare il modo in cui cerca continuamente di scavalcarmi, se in una giornata lavoro diciotto ore, lui ne lavora venti, se in una riunione cerco di esprimere la mia opinione o di controbattere qualcosa, lui si intromette attirando l'attenzione di tutti; la verità è che ci sono buone probabilità che la carica la ottenga lui, considerando purtroppo anche un altro elemento a mio sfavore: lui è un uomo.
Ci sono cose che non cambiano mai a questo mondo, ed una di queste è il ruolo della donna nella società, si, ti permettono di sedere alle loro scrivanie, ti affidano incarichi importanti facendoti sentire preziosa ed intelligente, poi, in fondo in fondo, sognano sempre di toccarti il culo in ascensore o di vederti accucciata sotto le loro scrivanie. Di donne così, alla Lodge & Bennett, ce ne sono fin troppe, questi compiti ardui li lascio volentieri a loro.
Sono sommersa di scartoffie fino al collo e non riesco a pensare ad altro che ad un caffè, quindi decido finalmente di alzarmi e mettere il naso fuori dal mio ufficio, apro la porta con scritto in un bel carattere dorato "Fischer" ed esco nel corridoio, un paio di ragazze della segreteria sorseggiano qualcosa dalle loro tazze fumanti, ridendo e spettegolando, vorrei avere anch'io il tempo di permettermi un momento di leggerezza, di tanto in tanto; ma ho una meta ben precisa, ed è il distributore del caffè in fondo al corridoio. Faccio ticchettare le mie Manolo Blanick di vernice nera sul pavimento lucido e raggiungo il mio obbiettivo, ma, come se me lo aspettassi già, questa stronza di macchina si inceppa e il caffè non scende; comincio a maltrattarla e percuoterla quando sento dei passi alle mie spalle, mi volto cautamente, so già che è lui. Avanza spavaldo e sicuro di sé sotto gli sguardi incantati delle segretarie e in un attimo mi raggiunge, dà un colpo secco al distributore, il liquido scuro comincia a scendere nel bicchierino di plastica
- Ci vuole un po' di polso, Emily... - mi dice scrutandomi con quegli occhi quasi trasparenti, ma cosa vuole?
- Grazie...- borbotto afferrando il bicchiere e cercando subito di darmela a gambe, ma credo non abbia capito che la nostra conversazione è già finita
- Come procede con il caso Ballister? - chiede mentre sto già per avviarmi verso il mio ufficio, mi volto, sta sbirciando la scollatura della mia camicetta bianca leggermente aperta, ora sento che potrei ucciderlo
- Procede bene, Kevin...grazie! – lui annuisce, non aggiunge altro, il suo sguardo è ancora per metà puntato lì
- Ora se non ti dispiace devo rimettermi al lavoro! -
- Certo, certo...buon proseguimento, allora... - dice infilando degli spiccioli nel distributore mentre me ne torno velocemente nel mio rifugio, chiedendomi per quale motivo mi abbia chiesto del caso Ballister, e quale altra diavoleria stia escogitando per farmi le scarpe.
Siedo al mio posto mettendomi le mani nei capelli raccolti in una stretta coda, credo di averli spettinati, ma faccio sempre così quando mi scoppia un improvviso mal di testa, tanto mia madre non può vedermi, credo.
Un attimo dopo bussano alla porta, è Philippe Lodge, il boss, il pezzo da novanta, quello che dirà l'ultima parola quando si riuniranno per decidere il socio da eleggere; entra nel mio ufficio nel suo impeccabile doppio petto nero, ha più di settant'anni e tre mogli alle spalle, ultimamente ne ha trovata una molto giovane, una soubrette di quelle che portano le buste chiuse nei programmi della tv via cavo, con il perizoma e il reggiseno push-up, ora indossa solo completi di Vera Wang e pretende di essere chiamata Signora Lodge. Credo che qualche anno fa Philippe abbia fatto qualche pensiero erotico su di me, ma quando si lavora in una giungla piena di uomini come faccio io, dopo un po' non ci si fa più caso.
- Dimmi...Philippe! - dico togliendo le mani dalle tempie e riaprendo uno dei miei fascicoli
- Volevo sapere a che punto eri con la difesa, Emily...Ballister è molto in ansia, ha paura che non abbiamo elementi sufficienti per farlo scagionare! -
- Stai tranquillo Philippe...conosco questo caso a memoria e ho raccolto abbastanza materiale... per quando verrà emesso il verdetto, Ballister sembrerà Biancaneve! - Philippe annuisce, un senso di sollievo sembra invaderlo completamente, quando si ha a che fare con gente potente come Ballister, anche un uomo come Philippe Lodge ha le sue preoccupazioni.
- Resti ancora molto? - cosa crede, che lavori in banca?
- Certo, Philippe...almeno altre tre o quattro ore, se dovessi aver bisogno di qualcosa... - annuisce di nuovo, sa benissimo che a volte rimango anche fino a notte fonda, che l'unica luce che rimane accesa è quella del mio ufficio ( e di quello di Kevin, ovviamente ), ma in questo momento qualsiasi dettaglio che mi riguarda è importante per lui, nessuno ha mai detto chiaramente che io e Kevin siamo i principali candidati a quel ruolo tanto ambito, ma in uno studio legale certe voci girano; perfino mio padre è venuto a saperlo e tutto quello che è riuscito a dirmi è " Mettici tutto l'impegno che puoi, Emily...e raggiungerai qualsiasi risultato!". Credo che non riesca a darmi soddisfazione perché in realtà non sa darsi pace, aveva fatto i suoi calcoli, io avrei sposato un uomo importante come lui e Donny avrebbe proseguito la tradizione di famiglia, ultimamente non vuole neanche sapere dove sta, e soprattutto cosa fa. Non ce l'ha con me, ovviamente, ma nella sua mentalità quello che sto facendo va contro le regole naturali della vita, anche se in fondo, nel profondo del suo cuore, so che è fiero di me e che forse un giorno me lo dirà.
Philippe se ne va con la stessa fretta con cui è entrato, ed io mi immergo di nuovo nel mio dossier, mentre fuori è calata la notte e le luci della città sono comparse come migliaia di lucciole in una sera d'estate.



Nessun commento:

Posta un commento