venerdì 13 maggio 2011

Il viaggio dei sogni



La foto del mio desktop ritrae due sdraio bianche adagiate su una candida spiaggia tropicale, ad un passo da un mare talmente limpido da sembrare uno di quei sfondi di google. Invece quella foto l’ho fatta proprio io, e a volte la osservo con una nostalgia devastante, capacitandomi di esserci stata veramente, in quel paradiso terrestre. Quando arrivi all’aeroporto di Malè, devi andarti a cercare il mezzo per raggiungere il tuo atollo; io, ovviamente spaventata dall’idrovolante, ho optato per la barca veloce, convinta che fosse più sicura, almeno finché, durante il tragitto di ritorno, non ci siamo imbattuti in uno di quei simpatici temporali tropicali e ti rendi conto che la barca è guidata da un ragazzino di quindici anni che si diverte a tagliare le onde a velocità pazzesca. Allora sì, che ho creduto di morire, altro che volo intercontinentale di 10 ore.  

Comunque, all’andata tutto liscio, e quando arrivi a destinazione ti accoglie un tizio in pareo che suona il bongo e la tua animatrice, che ti conduce alla camera dove alloggerai. La camera, manco a dirlo, è esattamente come la immagini: bagno in pietra nera con due lavelli e lo specchio enorme, letto a baldacchino dove il room boy si diverte a fare disegni con le lenzuola, frutta fresca sul tavolo e il frigo bar da usare con moderazione perché può azzerarti la carta di credito. L’aria condizionata bisogna tenerla rigorosamente accesa, quando apri la porta che conduce alla veranda, hai la sensazione che qualcuno ti abbia acceso il phon in pieno viso, e quella temperatura non schioda mai, né di giorno, né di notte, né con il temporale. Ci sono due spiagge, quella lato tramonto e quella lato alba. Capiamo subito che la seconda è la migliore, ha una laguna immensa e un spiaggia bianchissima popolata da milioni di paguri che si chiudono al tuo passaggio. Due cose mi stupiscono immediatamente, la prima: la sabbia non scotta mai; la seconda: il luogo è sempre praticamente deserto, e questo perché il resort è frequentato maggiormente da giapponesi, che di stare sdraiati al sole come lucertole se ne fregano e se ne vanno in barca a fare immersioni. Meglio, tutta la spiaggia per noi, come in “Laguna blu”. Normalmente c’è da dire che sono capace di stare ore e ore spalmata su un asciugamano con la musica nelle orecchie finché qualcuno viene a vedere se respiro ancora, lì invece ho dovuto arrendermi , mettermi la protezione dei neonati e stare parecchie ore sotto l’ombrellone di paglia, il perché poi sia pieno di sdraio adagiate in acqua, dato che è impossibile resistere al sole, non lo comprenderò mai. A mollo,invece si sta benissimo, la temperatura è costante a qualunque ora, e anche se hai fatto un pranzo di nozze puoi stare tranquillo che non ti verrà nessuna congestione.
Il cibo, per l’appunto, è ottimo e abbondante, e spazia dalla cucina orientale a quella di casa nostra (si fa per dire). Nonostante il self service, c’è un cameriere timido che ti serve l’acqua e ti porta via i piatti con un sorriso mai visto da queste parti. In effetti, dopo pochi giorni, cominci ad osservare il personale, quasi tutto maschile, che apparentemente sembra in preda ad una lentezza esasperante, ma che in realtà non si ferma mai. Ti rendi conto della precisa organizzazione all’interno dello staff, le divise, per esempio, che cambiano colore a seconda del settore di cui ti occupi (verdi per il giardino, blu per le camere, marroni per la manutenzione, ecc..). E’ la nostra animatrice a svelarci alcuni risvolti poco piacevoli del regime da caserma che vige tra lo staff: lei, che era l’unica italiana e pure single, non aveva altra soluzione che avventurarsi in qualche storiella con qualcuno del personale, con il risultato che uno di questi è stato cacciato da un giorno all’altro e rispedito a casa. Ce lo raccontava piangendo, poverina!
Tu non ti accorgi di nulla perché sei tutto intento a farti coccolare: Il resort ha due piscine per altrettanti bar e una SPA balinese dove ti rimettono al mondo e scuotono la testa amareggiati quando sentono che le tue spalle sono devastate dallo stress.  Una cosa assolutamente da non perdere è indossare maschera e boccaglio e farsi un giretto sul reef (se ce l’ho fatta io, può farcela chiunque), perché basta dare una sbirciatina sotto i tuoi piedi per vedere un mondo incredibilmente meraviglioso. Le giornate passano così, tra attività acquatiche, banana riding, improbabili escursioni in pedalò (esatto, hanno perfino il pedalò) e incontri ravvicinati con squali più o meno grandi. La sera, invece, non c’è assolutamente niente da fare. Le coppiette in luna di miele si radunano al pontile che dà sull’oceano, si tolgono le scarpe e si siedono lì, a guardare una quantità infinita di pesci, tonni e mante che, consapevoli di essere ammirati, dovreste vedere come se la tirano! Comunque è lì, con il vento caldo sulla faccia e l’immensità dell’oceano di fronte, che ti rendi conto di dove ti trovi, alzi gli occhi e vedi che il grande carro è girato al contrario perché sei nell’altro emisfero!
Un giorno ci portano a fare un’escursione all’isola dei pescatori, e quando arrivi capisci il perché ti ci portano: lì non c’è il lusso e la protezione del tuo resort, lì lo Tsunami è passato sul serio, i bambini ti tirano le braccia, i papà ti chiedono di visitare il loro negozio e milioni di amache dove i residenti trascorrono ore ed ore, ondeggiano tra le palme.  Scopriamo che ci sono varie vie per lo shopping, e che i commercianti si accordano tra di loro per quale far visitare ai turisti, in modo da permettere a tutti di sopravvivere, esattamente come da noi! Alla fine ci facciamo trascinare nel vortice dello shopping, contrattando il prezzo di un pareo, di un fermaglio di legno o di una cartolina, e quando ripartiamo abbiamo il cuore pesante come un macigno.
Quando sono tornata in Italia qualcuno mi ha detto che due settimane lì si sarebbe suicidato dalla noia, magari sono io ad essere strana, ma mi sono fatta bastare il cielo e il mare e mi sento immensamente fortunata per aver avuto la possibilità di esserci stata. Non avete idea di  quanto sia stato difficile rimettere un paio di scarpe!!!


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